Finisce l'odissea della Diciotti Stamattina attracca a Trapani

Dopo il braccio di ferro con il Viminale, ok di Toninelli allo sbarco dei 67 migranti. Manette in vista per i violenti

Finisce l'odissea della Diciotti Stamattina attracca a Trapani

Arriverà questa mattina a Trapani la Diciotti, la nave della Guardia costiera con a bordo 67 migranti che è al centro dei primi attriti interni al governo Conte. Tutti pronti a dire che non c'è nessuno scontro tra ministri, ma sul caso si sono create frizioni che stanno assumendo il sapore di spaccature. Da una parte il titolare del Viminale, Matteo Salvini, che punta i piedi e chiarisce che «prima di concedere qualsiasi autorizzazione» attende «di sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori che dovranno scendere dalla Diciotti in manette». Dall'altra l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, che puntualizza che «se si tratta di una nave italiana intervenuta in una situazione che dovremo chiarire bisogna dare seguito e farla sbarcare». Per lui «non è immaginabile che noi chiudiamo i porti a una nave italiana, ma condivido tutte le perplessità di quanto accade nel Mediterraneo».

Ieri la situazione della nave della Guardia costiera italiana ha creato non poche preoccupazioni. Dopo un primo «altolà», nel pomeriggio è arrivata l'autorizzazione all'attracco nel porto di Trapani. L'imbarcazione, che porta a bordo 67 migranti, due dei quali responsabili dei tafferugli sulla Vos Thalassa, da cui sono stati poi trasbordati, è arrivata nel pomeriggio. Alla fine ha avuto la meglio il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, che ha acconsentito allo sbarco degli immigrati. A margine dell'incontro col premier Giuseppe Conte, Salvini si era impuntato: «Non darò autorizzazione fino a che non avrò garanzia che delinquenti finiscano in galera».

La storia che si avvia a una conclusione era iniziata di fronte alle coste libiche, dove i migranti, a bordo di un'imbarcazione, sono stati trasbordati sulla Vos Thalassa, un rimorchiatore che opera nel Mediterraneo. Quando i 67 hanno capito che, dopo gli ordini ricevuti dalla Guardia costiera libica, competente per quella zona Sar, sarebbero stati riportati in Libia, hanno iniziato a ribellarsi. Il comandante e i suoi uomini sono stati accerchiati e spintonati da alcuni migranti. È a quel punto che è partito l'sos con cui si è comunicato che la situazione stava «degenerando», che «le persone davano segni di agitazione» ed è stato chiesto l'intervento, tramite Imrcc, della Guardia costiera italiana.

Quando i migranti hanno capito che stava arrivando una nave militare si sono calmati, ma quelli più violenti sono stati, comunque, individuati. Si tratta di un ghanese e un sudanese che, lo ha annunciato proprio Toninelli «al loro arrivo in Italia saranno fermati e arrestati».

Ieri, oltre a personale della Guardia costiera italiana, a bordo della Diciotti c'erano anche agenti della Polizia di Stato, pronti a riferire all'autorità giudiziaria. Le loro indagini saranno utili a capire, eventualmente, quali potranno essere i capi d'accusa nei confronti dei «facinorosi», come li ha definiti Toninelli. Insomma, la posizione del Viminale non cambia di una virgola, almeno sulla questione dei responsabili della ribellione. Chi ha aggredito il personale di bordo della nave dovrà vedersela con la giustizia italiana, soprattutto per aver fomentato i compagni alla ribellione.

Intanto dopo i fatti della Vos Thalassa, l'Unhcr ha lanciato un appello affinché gli Stati «stabiliscano un meccanismo regionale di sbarco sicuro e prevedibile e, in seguito allo sbarco, di un'adeguata condivisione della responsabilità».

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