"È finita, se la vedano gli avvocati". Rousseau e M5S a un passo dal divorzio

Le strade sembrano destinate a dividersi: "L'unica cosa da discutere è al massimo la buonuscita". Il braccio destro di Casaleggio avverte: "Non si può chiedere un voto e non pagare chi lavora"

"È finita, se la vedano gli avvocati". Rousseau e M5S a un passo dal divorzio

Tra il Movimento 5 Stelle e Rousseau a breve potrebbe essere ufficialmente finita. Non tira buona aria da diverso tempo e, nonostante i tentativi di pace cercati da Beppe Grillo e da Giuseppe Conte, le strade sembrano ormai essere destinate a dividersi. Lo sa bene il deputato pentastellato Giuseppe Brescia: "Sui rapporti con Rousseau credo sia tutto ormai chiaro da tempo. Le strade devono dividersi". Il presidente della commissione Affari costituzionali, interpellato dall'Agi, non ha lasciato intendere la presenza di margini per ricucire: "L'unica cosa da discutere è al massimo la buonuscita". Una situazione tutt'altro che gradevole per i grillini, che oltre alla scissione interna ora devono fare i conti con la dura presa di posizione dei vertici della piattaforma web.

A prendere parola è stata la socia Enrica Sabatini, che sull'ipotesi di Conte leader del M5S ha messo le cose in chiaro: "La modifica dello statuto del M5S prevede il voto su Rousseau". Intervistata da Piazzapulita per La7, ha sottolineato che il fattore economico rappresenta un mezzo per un fine, ovvero quello di portare a termine un lavoro condiviso "ed è giusto e legittimo che venga retribuito". Infatti è ritenuta "una condizione necessaria" la pretesa dei versamenti arretrati dei parlamentari: "Come non posso entrare in un negozio e prendere qualcosa senza pagarla, così non posso chiedere di fare un voto a una serie di persone che devono lavorare, ai fornitori che devono garantire la certificazione del voto e non pagarli".

Casaleggio a Roma

Se non si riuscisse a definire il rapporto con il Movimento 5 Stelle, Rousseau si dice disponibile a mettere a disposizione tutta la propria esperienza anche ad altri. In tal senso non è mancata una stoccata ai piani alti dei 5S: "Se la partecipazione non è considerata prioritaria e c'è invece una struttura gerarchica che prende decisioni dall'alto, non ha senso utilizzare un metodo che funziona per organizzazioni orizzontali. La partecipazione non è 'accendi e spegni' quando ti serve". Nello specifico sono tre i requisiti fondamentali per parlare di un accordo di partnership: "Un progetto condiviso, ruoli ben definiti e profondo rispetto reciproco, piena adesione ai valori della democrazia diretta". Intanto Davide Casaleggio è arrivato a Roma: sarebbe stato avvistato nei pressi di Palazzo Madama. Ieri c'è stata la presentazione del manifesto "ControVento", un'iniziativa contestata dai gruppi parlamentari di Camera e Senato.

Rottura a un passo

C'è chi sostiene che ormai il rapporto con Rousseau si sia ridotto semplicemente a una questione di tipo legale. "Si è interrotto il legame umano, mi spiace ma ora è solo una questione di avvocati", viene osservato. Il dossier sarebbe nelle mani di Giuseppe Conte, che insieme a Beppe Grillo starebbe elaborando il progetto rifondativo del M5S guardando al 2050. Entro la fine del mese l'ex presidente del Consiglio dovrebbe sciogliere la riserva per poi presentare la sua proposta di riorganizzazione.

Non mancano i commenti dei dissidenti in merito alla gestione della piattaforma: "Che strano, siamo stati cacciati per non aver obbedito a Rousseau sulla fiducia a Draghi e ora, a distanza di poche settimane, è Rousseau che vogliono cacciare. Benvenuti. È quello che si sa da tre anni".

Dentro il Movimento si continua a storcere il naso su ciò che viene considerato un dato politico: "Casaleggio considera Rousseau un ecosistema del quale M5S deve fare parte. Non è e non può essere così. Semmai è il contrario".

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