Il finto buono che trasforma tutto in soldi e ideologia

Da "Che tempo che fa" al Festival, è stato re degli ascolti e della partigianeria. Alla faccia della par condicio

Il finto buono che trasforma tutto in soldi e ideologia
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Non è mai stato un teletribuno d'assalto ma è un moderatore felpato e schierato. Fabio Fazio è un anfitrione dalle buone maniere, la cui faziosità si misura in base alle domande che sceglie di non fare più che a quelle che fa. Mentre arriva la notizia ufficiale del trasloco del conduttore progressista, che passa dalla Rai a Nove, è inevitabile tracciare un bilancio di Che tempo che fa. Tra esclusive mondiali e interviste glamour, ottimi ascolti e introiti pubblicitari di tutto rispetto. Sempre seguendo una trama sottile di delegittimazione del centrodestra. Un ingranaggio raffinato e complesso. Perché Fazio il buono non randella mai direttamente i politici ostili. Non è Michele Santoro e nemmeno Lucia Annunziata o Lilli Gruber.

Lui è più chic che radical. La star savonese si schiera, ma lo fa costruendo una scaletta con un parterre pronto a sparare contro gli avversari. E con i monologhi di Luciana Littizzetto, la comica che pende a sinistra e spesso offende il centrodestra. Fazio accoglie raramente voci dissonanti rispetto alla sua narrazione architettata con sapienza. Quando lo fa si concede persino il lusso di essere ficcante. Su YouTube si può trovare ancora una pepita rara, come la lite del 2013 con Renato Brunetta. Scontro partito da una domanda di Fazio su Alitalia e proseguito sul contratto milionario del conduttore. C'è da dire, però, che le proteste del Pd di queste ore hanno una loro fondatezza. Chi a sinistra sta sottolineando le buone performance economiche di Che tempo che fa non ha torto. Viale Mazzini guadagna dal talk show patinato di Rai3 circa 11 milioni a puntata, prevalentemente derivanti dalla pubblicità. Non vanno male nemmeno gli ascolti. Il contenitore di Fazio è tra i più visti nella prima serata della domenica, attestandosi tra il 10 e il 13%.

Fazio ha intervistato tutti, in un genere in cui lo scoop non è il contenuto delle interviste ma è dato solo dal calibro del personaggio che accetta l'ospitata. Da Che tempo che fa sono passati Barack Obama e Papa Francesco, Michail Gorbacev e Tony Blair. L'autore e conduttore è anche un talent scout. È stato tra i primi a lanciare Roberto Saviano e, più di recente, ha contribuito all'ascesa di Elly Schlein.

L'intervista al capitano della nave Ong Sea Watch Carola Rackete, che si fece arrestare nel 2019 attraccando a Lampedusa senza autorizzazione, scatenò l'indignazione del centrodestra, con in testa l'allora deputata e leader di Fdi Giorgia Meloni. Più di recente è stato Maurizio Gasparri ad accusare «Fabio Fazio e Marco Damilano, che hanno sproloquiato contro le prospettive di ricambio della Rai». Ma Fazio di solito si limita a sorridere beffardo alle battute della Littizzetto, che lo seguirà a Nove. Nei monologhi della comica torinese hanno trovato spazio acuminate analisi come il «Berlusconi ha rotto il c..o» sfoderato in piena campagna elettorale per le politiche del 2013. E ha fatto discutere anche l'invito al non voto prima del referendum sulla giustizia dell'anno scorso. Ancora, subito dopo le ultime elezioni politiche, la sfilata di ospiti anti Giorgia Meloni che hanno spiegato a più riprese che no, la destra italiana «non ha fatto i conti con il fascismo». Un modo per dare della fascista alla premier, ma senza farlo. Nel pieno stile di Fazio. Che, è vero, ha fatto guadagnare tanto all'azienda. Ma ha anche incassato parecchio. Non solo dalla Rai.

Nel 2001 riuscì a fare soldi pure con un programma mai andato in onda sull'allora neonata La7: 28 miliardi di lire di buonuscita e penali per il format mai trasmesso Fab Show. Quasi tutti investiti in immobili. Tante case e mille talenti.

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