La finzione dell'esame di Stato

Passare dagli inutili esami di licenza agli specifici esami di ammissione in uscita e in entrata significa abolire il valore legale dei titoli di studio, come voleva giustamente Luigi Einaudi che, secondo il costume nazionale, si loda nelle cerimonie e si ignora nelle riforme

La finzione dell'esame di Stato
00:00 00:00

Gli studenti che con l'ultimo esame di Stato la Maturità si sono diplomati con 100 e lode sono 12.700. Basterebbe questo numero per capire, se davvero ce ne fosse ancora bisogno, che l'esame in uscita per concludere la scuola di secondo grado andrebbe serenamente abolito. Invece, non c'è limite al peggio. Così oltre al numero assoluto ci sono i numeri relativi che sono davvero uno spettacolo. Ad esempio, in nome di un'Autonomia differenziata, rifiutata a parole e praticata nei fatti, si possono citare i dati di Lombardia e Campania: nella regione del Nord i 100 e lode sono 775 e nella regione del Sud sono più del triplo: 2623. La Campania detiene il record nazionale, migliorando quello dello scorso anno, e precedendo la Sicilia che si è fermata a 1810 super-diplomati, la Puglia ferma a 1720, il Lazio 1092, la Calabria 913. Al di là della densità scolastica il numero degli studenti come si spiega questa palese differenza di valutazione se i criteri di giudizio sono i medesimi?

La risposta è nei fatti stessi nelle regioni del Nord ci si regola in un modo e nelle regioni del Sud ci si regala in un altro ma al di là dell'ironia, delle spiegazioni e dell'aberrante sistema dei crediti e della competizione al ribasso tra le scuole ciò che realmente conta è capire che il cosiddetto finale esame di Stato è marcio e va tolto e sostituito. Con cosa? Con, per chi ritiene di proseguire gli studi, esami di ammissione o in entrata e, per chi ritiene di tentare la carta dell'impiego, esami di Stato extra-scolastici. Passare dagli inutili esami di licenza agli specifici esami di ammissione in uscita e in entrata significa abolire il valore legale dei titoli di studio, come voleva giustamente Luigi Einaudi che, secondo il costume nazionale, si loda nelle cerimonie e si ignora nelle riforme. Ma, visto che viviamo in una cultura superstiziosa e spagnolesca che ci tiene tanto all'etichetta dei «pezzi di carta», si può anche lasciare il valore legale e nel contempo, però, adottare il criterio dell'esame di ammissione per l'iscrizione alle scuole e all'università e quello dell'esame di Stato extra-scolastico per accedere agli uffici pubblici.

Se ne ricaverebbero, nel tempo, benefici in termini di decenza, serietà e preparazione sia degli studenti sia degli insegnanti e si eliminerebbe una deleteria finzione: la corrispondenza tra diploma e competenza. Uscire da questa finzione è essenziale per recuperare un sano senso della realtà che riguarda il valore dello studio e del lavoro che nessun certificato può garantire ma che può contraffare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica