Con una firma Donald Trump promette di sollevare gli ultimi (presunti) veli di mistero su tre degli assassinii politici più drammatici della storia statunitense: quelli di John Fitzgerald Kennedy, del fratello Robert Kennedy e di Martin Luther King. Con l'ordine esecutivo firmato giovedì nello Studio Ovale, il presidente ha tenuto fede a quanto annunciato nell'Inauguration Day, dando istruzioni per la declassificazione dei documenti ancora tenuti segreti dalle varie agenzie governative. «Le loro famiglie e il popolo americano meritano trasparenza e verità. È nell'interesse nazionale pubblicare finalmente e senza indugio tutti i documenti relativi a questi assassinii», ha affermato nell'ordinanza. «È una cosa grossa», ha detto ai cronisti che assistevano alla firma.
Per decenni, i file ancora tenuti top secret hanno catturato l'attenzione di storici, giornalisti e politici, compreso lo stesso Trump, che durante il suo primo mandato promise di rendere pubblici i documenti riguardanti Jfk. Nel 2017, ne desecretò circa 2.800, ma rimandò la pubblicazione dei file più attesi, a causa dello stop che gli fu imposto per ragioni di sicurezza nazionale. Nel 2018, Trump autorizzò la desecretazione di altri 19mila documenti riguardanti l'uccisione del 35° presidente. Biden nel 2022 ne rese pubblici altri, anche se molte pagine rimasero coperte da omissis. Quest'ultimo ordine esecutivo potrebbe essere la picconata definitiva al muro di segretezza che ancora circonda le tre indagini e che negli anni ha alimentato una serie infinita di teorie complottiste. In molti non hanno mai creduto alle conclusioni ufficiali della Commissione Warren sulla morte di Jfk, secondo la quale a Dallas, il 22 novembre del 1963, Lee Harvy Oswald agì da solo. Non ci ha mai creduto nemmeno Robert Kennedy Jr, nipote di Jfk e figlio di Bob Kennedy, scelto da Trump (tra mille polemiche) come nuovo segretario alla Salute, che fino a poche settimane fa ha tentato di convincere il tycoon a nominare la nuora Amaryllis Fox Kennedy vicedirettore della Cia, convinto che l'agenzia abbia avuto un ruolo nell'uccisione dello zio. Così come si è detto convinto che vi siano prove «convincenti» e «circostanziali» che la Cia sia coinvolta nella morte del padre, ucciso a Los Angeles il 6 giugno del 1968 dal palestinese Sirhan Sirhan, mentre era in piena corsa per la nomination democratica.
Le teorie alternative puntano invece il dito contro la mafia italiana e contro l'Fbi per l'uccisione a Memphis di Martin Luther King, il 4 aprile del 1968. Secondo il processo intentato nel 1999 dalla Famiglia King per fare chiarezza sull'omicidio, l'unico condannato, James Earl Ray, era parte di una più ampia cospirazione per uccidere il leader dei diritti civili. Non è chiaro quando tutti questi file verranno resi finalmente pubblici. Trump ha dato ordine al direttore della National Intelligence, al ministro della Giustizia e ad altri funzionari di presentare un piano per la «piena e completa divulgazione dei documenti» relativi all'assassinio di Jfk entro 15 giorni ed un analogo piano per quelli su Bob Kennedy e King entro 45 giorni.
Contrastanti, al momento, le reazioni degli eredi. Per Jack Schlossberg, nipote di Jfk, Trump usa la declassificazione per ricavarne un «vantaggio politico». Più composta la famiglia King, che ha chiesto di «potere esaminare i documenti prima della loro pubblicazione».
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