Il fisco "leggero" di Giuseppi? Una stangata su casa e salute

Allo studio un tetto alle detrazioni sui mutui e le spese sanitarie. Nel mirino anche gli asili nido e le università

Il fisco "leggero" di Giuseppi? Una stangata su casa e salute

Le famose tax expenditures saranno finalmente tagliate. Il ginepraio di oltre 500 bonus fiscali che si è formato nel corso degli anni in modo decisamente disordinato, sarà potato radicalmente. Ci hanno provato tutti i governi che si sono succeduti dal 2015 in poi, fallendo, ma ora l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte, attraverso l'opera dei ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, sembra fare sul serio.

Animato da una filosofia che, stando alle anticipazioni, sarà opposta quella dei predecessori. Se gli altri governi hanno cercato di fare una selezione tra bonus cattivi da eliminare e quelli buoni da conservare, l'esecutivo in carica si concentrerà proprio su questi ultimi, tagliando detrazioni considerate intoccabili, almeno fino ad oggi.

Sono quelle sulle spese mediche, sugli interessi passivi dei mutui per la prima casa, le spese per l'asilo nido e l'educazione in genere oltre a quelle veterinarie e per attività sportive. Agevolazioni tabù fino a qualche tempo fa, oggi messe nel calderone delle «spese fiscali» cattive, da ridurre. A rendere, in teoria, politicamente accettabile il taglio alle detrazioni sarebbe la logica della progressività, leit motiv della riforma in preparazione. In sintesi, stando al Sole 24 ore, il governo vorrebbe limitare l'ammontare massimo delle detrazioni al 2% per i redditi tra i 55mila e i 75mila euro lordi. Le penalizzazioni scatterebbero quindi dai redditi a partire dai 2.500 euro mensili netti, e si accanirebbero su chi cumula più detrazioni. Chi, ad esempio, ha allo stesso tempo un mutuo, figli all'asilo nido e ha sostenuto spese mediche e ha un reddito di 100mila euro potrà abbattere l'Irpef al massimo di 2.000 euro, 1.000 nel caso di redditi da 50mila.

Da vedere se e come il governo riuscirà a fare passare una riforma del genere, che sarebbe in netto contrasto con l'intenzione, dichiarata più volte da premier e ministro dell'Economia, di favorire i redditi medi. Il taglio delle detrazioni al 19% su una fascia di reddito non alta, come quella riportate nelle indiscrezioni, colpirebbe proprio i ceti medi e le famiglie, che sono già bistrattati dal regime in vigore.

Non ci sono al momento cifre, ma è noto che dalle tax expenditures il governo punta a ricavare fino a 20 miliardi, per finanziare il taglio del cuneo fiscale e l'assegno unico per i figli. Una misura così drastica come il tetto sulle detrazioni potrebbe essere giustificata in teoria da una riforma delle aliquote Irpef che favorisse proprio i redditi medi. Ad esempio l'accorpamento delle aliquote centrali. Ma la versione di riforma che al momento prevale al ministero dell'Economia è quella con un'aliquota continua, calcolata sulla base di un algoritmo che ne accentui il carattere progressivo. Quindi, penalizzante per presunti redditi medio alti.

Nelle settimane scorse, esperti ed esponenti della maggioranza hanno fatto notare come il sistema delle aliquote italiano sia già fortemente progressivo. Anche rispetto a quello della Germania, patria del welfare e del fisco redistributivo, dove i redditi bassi sono tassati più che in Italia. Il fisco italiano penalizza semmai i redditi medi e le famiglie. La riforma delle tax expenditures in preparazione al ministero dell'Economia, se passerà al vaglio della politica, non farà che accentuare le penalizzazioni sui ceti medi e sulle famiglie.

Se dovesse essere bocciata, al governo non resteranno altro che le ecotasse da 2,9 miliardi predisposte dal ministero

dell'Ambiente. Sempre che passino il vaglio dell'Unione europea, visto che Bruxelles prevede di attingere a tributi simili. E sempre che il ministro Costa accetti che con il suo piano il dicastero dell'Economia faccia cassa.

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