Mentre sul fronte della tassazione alle imprese si registra l'emendamento del centrodestra al dl Sostegni bis per la soppressione della plastic tax dal 1 gennaio 2022 (un emendamento di Forza Italia, a firma Paolo Russo, ne propone quantomeno lo slittamento), sul fronte dei contribuenti ci sono due novità. L'Erario affila le sue armi contro l'evasione fiscale e dopo l'algoritmo predittivo adesso rispunta il Redditometro, da calcolare su 11 tipologie di famiglia e cinque macro aree geografiche. «Il sommerso inteso come non dichiarato sottratto all'Erario vale almeno 110 miliardi per quest'anno - spiega Ranieri Razzante, professore di Legislazione antiriciclaggio dell'Università di Bologna - mentre l'economia mafiosa, illegale vale almeno quattro volte tanto. È un errore associare le due economie illegali, perché come sappiamo il riciclaggio si rifugia nel dichiarato, e più dichiara e più si legittima». Quanto all'algoritmo, «l'idea non è sbagliata - spiega l'esperto - ma bisogna affiancarlo all'accertamento su basi reali, non statistiche».
Insomma, la battaglia è giusta ma le ricette sono sbagliate, si direbbe. Perché se il debutto dell'algoritmo predittivo - scoperto dal Giornale qualche giorno fa - è ancora in alto mare, lo strumento di accertamento sintetico dei redditi, come scrive ieri il Sole24Ore, è basato sulla presunta sproporzione tra i redditi dichiarati e la capacità di spesa media decisa dall'Istat, con accertamento automatico in caso di sforamento del 20%. Nel mirino non ci sono solo le spese su generi alimentari, abbigliamento, bollette, istruzione eccetera ma anche la «propensione» a investimenti e risparmio. «Un ordinamento come il nostro non può che prevedere un contraddittorio obbligatorio e l'inversione dell'onere della prova a favore del contribuente», aggiunge Razzante.
Eppure il Redditometro era stato accantonato sia per motivi di privacy sia perché le medie Istat su cui calcolare lo scostamento erano considerate inaffidabili. Come se non bastassero le 161 banche dati che vigilano sui contribuenti o i quasi mille miliardi di crediti Equitalia inesigibili al 90% per confermarlo. «È vero, la riscossione nel nostro Paese non funziona, serve una riforma», ammette il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. Intanto chi evade davvero la fa franca. Anche il cashback, che avrebbe dovuto stanare gli evasori, ha fallito: «I dati ufficiali testimoniano la sua inopportunità - ragiona l'esperto di Antiriciclaggio - a fronte di un costo di cinque miliardi di euro non abbiamo ancora notizie di recuperi significativi di base imponibile». Il rischio, come al solito, è quello di punire chi usa molti contanti, considerati a torto i primi indicatori-spia dell'evasione fiscale e incoraggiare le monete digitali. «Non esiste alcuna prova ufficiale che il contante agevoli automaticamente l'evasione fiscale - precisa Razzante - come peraltro ribadito dalla Bce nelle sue missive indirizzate ai governi Conte I e II nel 2019 e 2020, proprio dopo l'introduzione del cashback. L'euro digitale? La stessa Bce ha fatto sapere che dovrà convivere con il contante, che resta lo strumento privilegiate dalle classi non finanziariamente acculturate».
Come se ne esce? «Servono più indagini finanziarie, che già la nostra Guardia di Finanza egregiamente conduce nel nostro Paese - è il ragionamento di Razzante - ma spesso le indagini non si traducono sempre in accertamenti soprattutto oltre frontiera, con diversi Paesi europei ancora non cooperativi nonostante convenzioni internazionali e direttive sullo
scambio delle informazioni». E la privacy? Beh, Ruffini ha le idee chiare: «L'evasione fiscale è indecente, non possiamo immolare sull'altare della privacy gli altri diritti che vengono lesi». I contribuenti sono avvisati...
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