Si chiude definitivamente, sette mesi dopo gli arresti del maggio scorso, la vicenda giudiziaria che ha costretto Giovanni Toti alla dimissioni da governatore della Liguria. Ieri il gup di Genova ha ratificato l'accordo sul patteggiamento che l'ex presidente aveva già raggiunto con la Procura: due anni e tre mesi per corruzione propria e finanziamento illecito ai partiti, convertiti in 1.620 ore di lavori socialmente utili. Ok anche ai patteggiamenti dell'imprenditore Aldo Spinelli e dell'ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini. Toti inizierà a gennaio, alla Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) di Genova. Nel dettaglio, secondo quanto disposto dal giudice Matteo Buffoni, «l'imputato assisterà i pazienti» che usufruiscono dei servizi della Lilt presso i loro uffici «oppure presso i presidi sanitari, compreso l'Ospedale San Martino di Genova».
Ha aspettato fino a ieri il Procuratore capo, Nicola Piacente, per dire la sua. Con una conferenza stampa, ha voluto tirare le fila, a tratti con amara ironia, di un'indagine che ha fatto discutere, criticata nei suoi punti più controversi, a partire dalla custodia cautelare che ha costretto Toti alle dimissioni. Il patteggiamento «è un'equiparazione a una sentenza di condanna - precisa - Non si può dire che oggi sia stata applicata una sentenza di assoluzione». L'accusa iniziale di corruzione è stata modificata in corruzione per asservimento della funzione, perché per la prima «non si era sicuri di arrivare a condanna», chiarisce. Ma sulla presunta ingerenza della magistratura nella politica regionale rivendica l'opposto, di aver cioè tenuto come Procura «un profilo basso, discreto, rispettoso della presunzione di innocenza, rispettoso delle opinioni anche non condivise, rispettoso della legge e impermeabile agli attacchi che ci sono stati mossi». Tanto che, sottolinea, «l'unico scrupolo è di non essere riuscito a tutelare fino in fondo i colleghi dell'indagine. Spero di avere potuto rimediare oggi almeno in parte». Sui tempi del procedimento e delle intercettazioni, respinge le accuse di lungaggini e di aver intercettato Toti senza limiti di tempo: «In poco più di sette mesi (dagli arresti ndr) abbiamo una sentenza di applicazione della pena. Non si può parlare di tempi eccessivamente lunghi. Le intercettazioni che hanno riguardato Toti sono durate un anno e quattro mesi e sono iniziate per il reato per cui c'è stata la sentenza patteggiamento. Il costo totale, comprensivo anche dell'altro filone, è stato di 396 mila euro». Le critiche erano nate per le dimensioni monstre dell'indagine nata da un fascicolo della Procura di La Spezia, che ipotizzava la corruzione elettorale aggravata dal favoreggiamento alla mafia. Si è conclusa con 20 terabyte di intercettazioni telefoniche, audio e video, cominciate a settembre 2021 e terminate a fine 2023. Le microspie, i trojan e le videocamere sono stati accesi 24 ore su 24. Ma Piacente vuole chiarire che «non le paga il cittadino, essendoci state pene superiori a due anni sono a carico degli imputati e non dello Stato». Che anzi, ci guadagna, rivendica il Procuratore: «La confisca totale a Toti, Spinelli e Signorini è di 770 mila euro».
Toti, dalla presentazione del suo libro a Montecitorio, commenta: «Ho visto che la Procura si è presa la briga di fare una lunga conferenza stampa per spiegare che hanno vinto loro. Non c'era bisogno, lo ammettiamo tranquillamente. Mi sento certamente vittima di un'interpretazione errata del mio agire».
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