Un colpo di scure deciso, a tagliare le speranze di una crescita robusta anche quest'anno. Per Fitch non c'è più spazio per l'ottimismo: se l'inflazione e Omicron erano già le variabili in grado di azzoppare la corsa verso i livelli pre-pandemia, l'invasione dell'Ucraina obbliga giocoforza a lavorare in sottrazione. A maggior ragione nei confronti dell'Italia. L'agenzia Usa rimarca una nostra vulnerabilità, dalle famiglie alle imprese: il gas russo rappresenta circa «un quinto del consumo totale primario di energia» del nostro Paese, il livello più alto tra le principali quattro economie dell'Eurozona, rendendolo quindi «particolarmente esposto alla crescita dei prezzi e a qualsiasi interruzione delle forniture». Una stretta dipendenza che ha un prezzo da pagare sotto forma di un drastico ridimensionamento delle stime. Il Pil crescere quest'anno non più del 4,3%, ma solo del 2,7%. E lo scomodo compagno di viaggio degli italiani sarà l'aumento dei prezzi, attesi salire a fine anno di 2,1 punti percentuali, al 3,1%, senza adeguate difesa sulla parte retributiva, poiché a fronte di minori consumi «il potere di spesa reale è anche limitato da una debole crescita dei salari».
Non si vede quindi il temuto second round effect (la spirale inflativa provocata dalle richieste di buste paghe più pesanti) che in qualche modo agita la Bce, mentre si aggiunge un'altra nota di preoccupazione dopo quella arrivata nel fine settimana da Confcommercio, che ha messo in conto una contrazione in marzo della ricchezza nazionale dell'1,7% e vede quasi nero sullo score annuale (non oltre un +3%, anche dando fondo alle risorse del Pnrr). A inizio marzo era stata Confindustria a paventare, nei prossimi mesi, un pronunciato calo della produzione industriale, dopo i segnali di debolezza già arrivati in gennaio e febbraio.
La minor spinta economica rischia peraltro di aver contraccolpi sul percorso di riduzione dell'indebitamento, nel momento in cui potrebbero venir meno gli aiuti Bce, uno scudo anti-spread che finora ha permesso una gestione dei conti pubblici più tranquilla al ministro del Tesoro Daniele Franco (in foto). Era del resto stata proprio Fitch, a dicembre, a motivare la decisione di riportare il rating tricolore alla tripla B, con outlook stabile, con il miglioramento di deficit e debito indotto da una maggior crescita. Un peggioramento dei conti può esporre Roma a un nuovo declassamento, tale da innescare tensioni sui mercati finanziari. Dopo quella del Covid, servono quindi contromisure per affrontare una nuova emergenza. Anche a livello globale, visto che nessuno è immune dalle ripercussioni. L'agenzia di valutazione ha rivisto al ribasso la previsioni di crescita mondiale di 0,7 punti percentuali, abbassandola al 3,5%, mentre l'Eurozona non andrà oltre un +3% (sforbiciata di 1,5 punti) e gli Stati Uniti si fermeranno a +3,5% (-0,2%) anche per effetto di un aumento dei tassi più rapido del previsto. Quello della Russia sarà invece un vero harakiri, con un crollo dell'8% quest'anno, una contrazione «comparabile» a quella della crisi del 1998 e alla crisi finanziaria globale del 2007-2008.
A causa di sanzioni che stanno danneggiando «in modo massiccio» banche e relazioni commerciali e costringendo alla fuga molte multinazionali, non pagare un dazio salatissimo è una missione impossibile. Anche per il Cremlino.
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