Fitto vice esecutivo. Ora Meloni ci crede

Ue, a inizio ottobre gli "esami" dei commissari. Si punta alla "non ostilità" dei Socialisti (e del Pd)

Fitto vice esecutivo. Ora Meloni ci crede
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Come andrà davvero a finire lo sapremo fra una settimana esatta, visto che mercoledì 11 settembre Ursula on der Leyen è attesa davanti alla conferenza dei capigruppo del Parlamento europeo per presentare la nuova squadra di commissari. Ma sul fatto che Raffaele Fitto potrebbe essere uno dei cinque vicepresidenti esecutivi della futura Commissione - notizia anticipata da Il Giornale e La Stampa alcuni giorni fa - sembrano ormai esserci pochi dubbi. Uno scenario di cui ieri dava conto Die Welt, secondo cui il commissario italiano sarà uno dei vice esecutivi di von der Leyen, con le deleghe - scrive il quotidiano tedesco - a Economia e Pnrr. L'ipotesi, insomma, resta evidentemente sul tavolo e rimbalza fino a Berlino. Con i rumors che soffiano tra Roma e Bruxelles che la considerano sempre più plausibile. Così fosse, per Giorgia Meloni sarebbe un successo non da poco, soprattutto dopo il voto contrario di Fdi al bis di Ursula e le polemiche che ne sono seguite. L'Italia, infatti, si ritroverebbe a ricoprire un ruolo apicale all'interno della Commissione Ue, secondo solo alla presidenza di Romano Prodi tra il 1999 e il 2004 (le vicepresidenze di Antonio Tajani e Franco Frattini non erano infatti esecutive).

Ma la novità sarebbe soprattutto politica. Perché per la prima volta la poltrona di vice esecutivo (che, in caso di sua assenza, fa le veci del presidente a tutti gli effetti e che coordina altri commissari) andrebbe ad un esponente che non fa parte della maggioranza. Che oggi - come nella precedente legislatura - è formata da Popolari, Socialisti e Liberali. Sarebbe, insomma, un riconoscimento a Meloni, che ha molto insistito sul fatto che i nuovi equilibri debbano tenere conto anche del risultato delle urne. Von der Leyen, dunque, sta lavorando a questa soluzione anche per aprire un canale verso i Conservatori di Ecr e coprirsi sul fronte destro. Una strategia che inevitabilmente rafforza il cordone sanitario nei confronti del gruppo dei Patrioti cui aderiscono Marine Le Pen, Viktor Orbán e Matteo Salvini. Proprio ieri, peraltro, per qualche ora si è ipotizzata una qualche frizione tra Meloni e il premier ungherese. The Conservative, la piattaforma on line di Ecr, ha infatti pubblicato un editoriale in cui si accusava Budapest di essere «un cavallo di Troia russo per introdurre spie in Ue». Articolo velocemente rimosso, perché «andato in rete per errore e senza l'ok del direttore editoriale».

In attesa che il nodo vicepresidenze venga sciolto, Fitto è già al lavoro sull'audizione al Parlamento Ue, passaggio delicatissimo per tutti i nuovi componenti della Commissione. Un esame non scontato, visto che nel 2019 sono stati ben tre i candidati bocciati: la romena Rovana Plumb (S&D), l'ungherese László Trócsányi (Ppe) e la francese Sylvie Goulard (Renew). Dopo una valutazione preliminare della commissione giuridica, infatti, nelle prime due settimane di ottobre ogni commissario dovrà comparire davanti alle commissioni competenti per materia in seduta congiunta (Sviluppo regionale, Problemi economici e Bilancio nel caso di Fitto, ovviamente se le deleghe fossero confermate). Un'audizione che può durare da tre a quattro ore. Poi saranno i capigruppo delle diversi commissioni a riunirsi e decidere sul via libera. Fitto avrà dalla sua il sostegno certo del Ppe (grazie a von der Leyen e all'appoggio del presidente popolare Manfred Weber) e ovviamente di Ecr. Ma anche dai Liberali di Renew arrivano segnali distensivi, mentre i Socialisti di S&D non dovrebbero mettersi di traverso. Dopo l'avanzata di Afd in Turingia e Sassonia, ragiona un esponente dei Conservatori, «persino Olaf Scholz ha interesse che von der Leyen apra a Ecr invece di spingerci verso l'estrema destra». Senza contare che la delegazione numericamente più corposa in S&D è quella del Pd, che farebbe fatica a bocciare un italiano in corsa per la vicepresidenza.

Peraltro, Antonio Decaro ha già fatto il suo endorsement a Fitto. Magari si tratta anche di cortesie fra pugliesi, certo. Ma con 495mila preferenze l'ex sindaco di Bari resta comunque l'esponente dem più votato a queste Europee.

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