Aumenti Iva sterilizzati come promesso dai leader della maggioranza. Saldi di bilancio garantiti nel 2018 e, per gli anni successivi, trattativa con Bruxelles per ottenere margini di libertà di spesa. Poi l'assicurazione che per tutte le scelte future del governo dovranno essere trovate adeguate coperture finanziarie. La risoluzione di maggioranza al Def è stata approvata senza sorprese, come previsto. Dal testo messo a punto da deputato e senatori di M5s e Lega Nord e dal dibattito parlamentare emerge il nuovo clima che si registra nell'esecutivo almeno per quanto riguarda le scelte di politica economica: massimo realismo, rassicurazioni ai mercati e Ue.
Il principale obiettivo dell'atto di indirizzo approvato ieri dall'Aula della Camera con 330 voti a favore e 242 è impegnare il governo «ad assumere tutte le iniziative per favorire il disinnesco della clausole di salvaguardia inerenti l'aumento delle aliquote Iva e delle accise su benzina e gasoli». Il governo se ne farà carico in autunno con la legge di Bilancio. E sarà la principale posta della manovra, visto che servono 12,5 miliardi.
Il documento prepara il terreno per la legge di Bilancio, chiedendo di «riconsiderare in tempi brevi» il quadro di finanza pubblica 2019-2021, puntando su una maggiore flessibilità, ma «nel rispetto degli impegni europei».
Il relatore della mozione Federico D'Incà nel suo intervento ha cercato di rafforzare il messaggio sostenendo che l'esecutivo dovrà adoperarsi per superare «la logica del fiscal compact».
Compito non facile. Anche perché il ministro dell'Economia Giovanni Tria nella sua replica al termine del dibattito nell'aula di Montecitorio ha messo in chiaro che il governo dovrà «prevenire ogni aggravio per la finanza pubblica». Tutto deve partire da una riduzione del debito pubblico che è «imprescindibile».
Il ministro Tria, insomma, ha recepito le indiscrezioni che stanno arrivando, sia per vie ufficiali sia ufficiose, all'Italia. E ha messo in guardia governo e maggioranza sulla crescita che sta rallentando, come ha certificato ieri l'Ocse.
Nell'area euro il Pil aumenterà del 2,2% quest'anno e del 2,1% nel 2019. In Italia 1,4% nel 2018 e dell'1,1%. Tra gli elementi di rischio l'organizzazione di Parigi vede anche «l'ascesa dei populismi».
In questo clima, secondo il ministro dell'Economia la riduzione del debito deve essere la premessa di ogni scelta a favore dello sviluppo. Il sentiero per realizzare le politiche della maggioranza è stretto.
La mozione di maggioranza indica al governo una serie di priorità in vista della legge di Bilancio. «La lotta alla povertà, lo stimolo alle politiche attive, il superamento della legge Fornero, misure per la scuola». Solo accennate la riforma fiscale e il reddito di cittadinanza che «restano senz'altro necessari».
Da coprire per il ministro, anche se ieri Luigi Di Maio è tornato ad assicurare l'agenda: a luglio la riforma dei centri dell'impiego e poi «accelerare» il reddito di cittadinanza, magari già con la legge di Bilancio. Ma prima ancora ci sarà il taglio alle pensioni d'oro.
Al primo consiglio dei ministri utile, ha assicurato il ministro dello Sviluppo, «spero di creare un fondo in cui far confluire il taglio dei vitalizi agli ex parlamentari che sarà approvato dalla Camera a breve e il taglio delle pensioni d'oro. Il fondo lo destineremo ai pensionati minimi».
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