Il 19 settembre scorso, il Parlamento europeo si è pronunciato sui crimini del comunismo, equiparandoli a quelli del nazifascismo con una risoluzione. Una novità di portata storica: non ci sono (o meglio non ci dovrebbero più essere) totalitarismi buoni e cattivi né vittime di serie B. Il documento approvato dagli europarlamentari, come era prevedibile, ha fatto saltare sulla sedia i nostalgici della falce e martello.
Ma dall'altro lato della barricata c'è chi ha preso la palla la balzo per tornare ad invocare la revoca delle onorificenze concesse nel 1969 al presidente della ex Jugoslavia Josip Broz Tito, che ancora figura nell'elenco dei decorati a Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Non una medaglia qualsiasi, ma la massima onorificenza prevista dallo Stato italiano. A chiedere il ritiro del riconoscimento conferito al maresciallo passato alla storia per aver infoibato migliaia di italiani (e non solo) è il deputato di Fratelli d'Italia, Luca De Carlo, che già a ottobre scorso aveva presentato una proposta di legge a riguardo.
L'obiettivo è tutt'altro che facile da centrare. Anche se il nostro ordinamento prevede l'ipotesi di revoca nei casi di "indegnità" dell'insignito, al tempo stesso stabilisce che questa non possa essere pronunciata nei confronti di un defunto. Da qui la proposta di legge di modifica delle norme che disciplinano l'istituto, unica strada percorribile per raggiungere lo scopo. "È davvero assurdo e paradossale – si legge nel testo di cui De Carlo è primo firmatario – che, da un lato, la nostra Repubblica riconosca il dramma delle foibe e, dall'altro, annoveri ancora tra i suoi più illustri insigniti proprio chi ordinò la pulizia etnica degli italiani in Istria e nell'Adriatico orientale". Una proposta, quella presentata dal parlamentare di Fratelli d'Italia, che è rimasta impantanata in Parlamento.
Così, dopo la risoluzione con cui Strasburgo ha condannato il comunismo, De Carlo rilancia: "Chiedo con fermezza che l'Italia sia coerente con quanto riconosciuto in Europa e si decida ad approvare con la massima urgenza la mia proposta di legge".
"È inaccettabile che ancora si riconosca al presidente della Repubblica socialista federativa di Jugoslavia l'onorificenza dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, mentre dal resto d'Europa – prosegue il deputato – prendiamo lezioni di civiltà e di opportunità fino al punto di esporci alla critica per l'apposizione di una statua in onore di Gabriele D'Annunzio".
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