La lettera di Salvini: "Revocare l'onorificenza a Tito"

Nella lettera scritta ad Avvenire, Salvini spiega che oggi si rende necessario la revoca dell’onorificenza a Tito, "uno dei più sanguinosi dittatori del Novecento", responsabile dei massacri di innocenti nelle foibe

La lettera di Salvini: "Revocare l'onorificenza a Tito"

Per troppi anni sulla tragedia delle foibe è calato un vergognoso velo di silenzio. Ma nulla pure essere messo a tacere per sempre. A distanza di oltre 70 anni stanno continuando a riemergere gli orrori compiuti dai partigiani comunisti di Tito e dalla Ozna, la polizia segreta jugoslava, ai danni non solo di militari ma anche di civili.

Pochi giorni fa sono stati scoperti e riesumati nella foresta di Kocevski, in Slovenia, i resti di 250 vittime della lucida follia compiuta dagli uomini della stella rossa. Ad aver macchiato la terra non è stato solo il sangue dei vinti ma anche quello di innocenti, tra cui bambini, donne e anziani. Dalla foiba di Kocevski è, infatti, emerso che oltre un centinaio di persone massacrate e lasciate morire in quella profonda ed oscura cavità carsica aveva fra i 15 e 17 anni.

Di fronte all’orrore, anche se sono passati decenni e decenni, non si può restare in silenzio. Anche perché il responsabile di quei massacri non solo non è stato condannato ma addirittura ha ricevuto una onorificenza dallo Stato italiano. Un affronto per le vittime e per le loro famiglie così come per i nostri connazionali costretti a lasciare le proprie case e a fuggire dai territori di Istria, Fiume e Dalmazia.

Dopo la scoperta di resti umani in una foiba svelata da Avvenire, Matteo Salvini ha deciso di scrivere una lettera proprio al quotidiano cattolico. Nella missiva, il leader della Lega ricorda che "nel 1969, quando di foibe si parlava soltanto sottovoce e con molti imbarazzi, l'allora Presidente Saragat conferiva al Maresciallo Tito l'onoreficenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica italiana". Una scelta, ha aggiunto Salvini, che "oggi noi abbiamo il dovere di correggere con l'annullamento e la revoca di quel conferimento a uno dei più sanguinosi dittatori del Novecento".

"Caro direttore- è l’incipit della lettera- mi rivolgo a Lei perché - nonostante alcune legittime e normali divergenze - più volte ho avuto modo di apprezzare il coraggio di "Avvenire" nel ritagliare spazi di confronto vero". Salvini ricorda che con il quotidiano ci sono state discussione su diversi temi tra cui quello dell’immigrazione. L’ex ministro dell’Interno ha ricordato che durante i suoi 14 mesi al Viminale sono stati intensificati "con grande convinzione" i cosiddetti "corridoi umanitari" anche sulla scorta "di un Suo stimolo, e che spero l'attuale Governo voglia ripristinare al più presto dopo troppi mesi di incomprensibile inerzia" .

"Certo- ha sottolineato Salvini- su altri aspetti del tema immigrazione la pensiamo diversamente: inutile ricordare la posizione della Lega a proposito dei porti chiusi (non a caso il 3 ottobre sarò processato a Catania per aver difeso i confini dell’Italia), ma con Avvenire c’è la possibilità di discutere e siamo in sintonia su altri argomenti come la lotta alla ludopatia o la necessità di valorizzare il volontariato e la cooperazione internazionale, senza dimenticare i dibattiti aperti e trasversali sulla difesa della famiglia e più in generale di un sistema di valori fondato sulla sacralità della vita e sulla persona". Proprio per questo Salvini ha deciso di scrivere una breve riflessione sicuro che "finirà in buone mani e si tradurrà in una presa di posizione che mi auguro porti a un piccolo grande atto di giustizia verso la nostra storia”.

"Per introdurre l'argomento una sola parola è purtroppo sufficiente. Foibe, direttore. Due giorni fa in una di esse è venuta alla luce un'altra fossa comune, e ne abbiamo avuto notizia proprio grazie ad Avvenire. Al suo interno i resti umani di circa 250 persone, per lo più ragazzini tra i 15 e i 16 anni, innocenti, gettati dalla furia sterminatrice del comunismo titino", ha spiegato il leader della Lega aggiungendo che quanto compiuto dagli uomini di Tito anche a guerra finita è stato un vero e proprio genocidio."Un massacro estemporaneo, non una vendetta contro terribili gerarchi, né tantomeno un episodio isolato- ha specificato Salvini- quanto piuttosto l'ennesimo atto di una tragedia che ha visto l'uccisione sistematica di migliaia di persone, sia tra la popolazione slava sia nei confronti degli italiani su cui si abbatté un vero e proprio tentativo di genocidio. Genocidio premeditato, cosciente e organizzato. Questa è la conclusione a cui da tempo (e non senza ostacoli) sta giungendo la storiografia e questo è quanto emerge dalle viscere della terra insieme alle ossa, ai brandelli dei vestiti di quei poveri ragazzi in Slovenia che hanno subito lo stesso atroce destino di migliaia di italiani barbaramente uccisi per la sola colpa di esistere".

I massacri compiuti nelle foibe- ha aggiunto Salvini- sono "una ferita profonda nel nostro passato che non possiamo permetterci di lasciar passare sotto silenzio, soprattutto perché c'è qualcosa che possiamo fare per ricucirla coralmente, come Paese”.

L’ex ministro poi ricorda quanto avvenuto nel 1969, periodo in cui si parlava di foibe"soltanto sottovoce e con molti imbarazzi". In quell’anno, sottolinea Salvini, "l'allora Presidente Saragat conferiva al Maresciallo Tito l'onoreficenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica italiana. Una scelta che in chiave storica si può inquadrare, e forse giustificare, nella strategia del blocco Occidentale che in quegli anni tentava di blandire il comunismo jugoslavo in opposizione a quello sovietico". Ma oggi la situazione è ben diversa. Per questo il leader Lega afferma che "noi abbiamo il dovere di correggere con l'annullamento e la revoca di quel conferimento a uno dei più sanguinosi dittatori del Novecento”.

"Lo dobbiamo al sacrificio di troppi innocenti massacrati senza pietà- ha concluso Salvini- lo dobbiamo agli esuli e ai loro discendenti, quelli che Montanelli definiva "doppiamente italiani", prima per nascita e poi per scelta, lo

dobbiamo ai nostri figli perché sappiano, con le parole di Oriana Fallaci che "le dittature, siano nere, rosse, gialle, sono tutte uguali e che la lotta dell'uomo per la libertà è sempre la stessa".

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