"Foibe, il simbolo tetro della dittatura comunista"

Mattarella guida le celebrazioni al Quirinale: "Ci fu un occultamento della storia". Meloni: "Ricordare è dovere di verità e giustizia"

"Foibe, il simbolo tetro della dittatura comunista"
00:00 00:00

E proprio quando la grande tragedia sembrava passata, quando il fascismo era caduto e la barbara occupazione nazista era finita, proprio allora per la nostra gente ai confini orientali arrivò il peggio. Si instaurò la dittatura comunista di Tito e inaugurò una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone. Insomma, niente giri di parole, andiamo al sodo, Sergio Mattarella lo chiama razzismo di un regime totalitario, una pulizia etnica fatta di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni. È la storia delle foibe, una storia non solo rimossa ma, spiega, per tanto tempo politicamente occultata.

Al Quirinale nel Giorno del Ricordo non si celebra tanto per protocollo ma si cerca, dice il presidente, di riconnettere quel capitolo colpevolmente trascurato, con la speranza di placare anche il dibattito tra i partiti evitando nuove divisioni. Testimonianze, discorsi, il racconto di Egea Haffner, esule da Pola, la bambina con la valigia della foto del 1946 da cui è stato tratto un film e che adesso fa piangere la Meloni, seduta in prima fila. Rammentare - sostiene la premier - è un dovere di verità e giustizia per onorare chi ha sofferto. Sono parte di noi. Sono italiani due volte - aggiunge Giorgia- per nascita e per scelta. Rendiamo omaggio alle vittime delle foibe e a tutti coloro che subirono il dramma dell'esodo giuliano-dalmata e trasmettiamo la memoria alle giovani generazioni. La loro storia ha sconfitto la congiura del silenzio e ora nessun tentativo negazionista o giustificazionista potrà più nasconderla.

Il capo dello Stato parla di pacificazione e riconciliazione, nonostante gli atti vandalici dell'altro giorno a Basovizza facciano pensare che il percorso non è ancora completato. Eppure, insiste, nessuna squallida provocazione può ridurre il ricordo e la dura condanna di quegli eventi. La seconda guerra mondiale sconvolse l'umanità e allo scontro tra le nazioni, con milioni di giovani immolati, si sovrappose il virus micidiale delle ideologie totalitarie, della sopraffazione etnica, del nazionalismo aggressivo, del razzismo che si accanì con crudeltà contro le popolazioni civili e le minoranze. Un po' forse come sta accadendo adesso.

E così, guardando all'oggi, è bene ricordare i fatti, all'arrivo dell'esercito con la stella rossa. Prima le foibe. Oltre a inaccettabili casi di giustizia sommaria contro esponenti del deposto regime fascista - dice Mattarella - la furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanì su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, anche su antifascisti, su compagni di ideologie colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti dell'identità delle proprie comunità. Per il regime di Tito l'essere italiano era un ostacolo alla sovranità sui territori.

Poi, il pogrom. Ben presto, sotto minaccia e dopo una seconda ondata di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia e Fiume furono messi di fronte all'angosciante dilemma: assimilarsi disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura, oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati.

Una scelta terribile. In grande maggioranza decisero di non rinunciare alla loro italianità e, di fatto, alle libertà di pensiero, di culto, di parola. Così in trecentomila - uomini, donne, anziani, bambini - radunate poche cose presero la triste via dell'esodo. Una vicenda che fu sottovalutata e, talvolta, persino disconosciuta. Come per gli eccidi sulle montagne del Carso. Troppo a lungo foiba e infoibare sono stati sinonimi di occultamento della storia.

Ma ora, come dice Antonio Tajani, il Giorno del Ricordo ci pone a confronto con una pagina tragica fatta del martirio di innocenti e dell'esodo forzato,

riflessioni su un passato che non deve tornare più. E per Lorenzo Fontana bisogna rendere omaggio ai nostri connazionali e a chi ha subito ingiustizie e sofferenze sotto il peso della dittatura comunista e della ferocia titina.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica