«Il Coronavirus è il grande stress test per verificare la possibilità di mettere su un nuovo partito». Questa è la preoccupazione che, nelle ultime ore, mette d'accordo il M5s e il Pd. Un timore condiviso dai falchi grillini della rivolta contro il Mes e dai dem che non escludono la possibilità di un ricorso, in futuro, al Meccanismo Europeo di Stabilità. In mezzo c'è il «contismo». Una nuovo formula politica che si sta consolidando all'ombra delle dirette Facebook e delle conferenze stampa del premier Giuseppe Conte, secondo i sondaggi di gradimento il più amato dagli italiani. Il rischio, per l'ex avvocato del popolo, è di ritrovarsi a piedi se il governo cadesse subito dopo l'emergenza. Polverizzando così un'orgia di popolarità che pare inarrestabile. Che fare? Si chiedono gli sherpa di Palazzo Chigi, per evitare di finire stritolati tra il nuovo radicalismo dei Cinque Stelle e la patrimoniale del Pd?
In realtà, spiegano diverse fonti bipartisan, il lavorìo per il lancio della «lista Conte» è in corso da tempo. Tra corteggiamenti ai ministri pentastellati più moderati e telefonate a ipotetici «responsabili». «L'epidemia ha fatto da acceleratore di un processo già in atto», è il ragionamento che circola. Con la consapevolezza in più di un favore reale di molti elettori nei confronti della leadership del Presidente del Consiglio. Consenso testato dagli uomini dello Staff anche attraverso il ricorso ai social network, mirato ad aumentare i followers del premier per provare a tracciare il profilo del sostenitore «contiano» tipo. Fino all'autunno scorso, gli esperti avevano difficoltà a prevedere le percentuali di un eventuale partito del Presidente. Si andava da un 3% a un 8/9%. Adesso la situazione potrebbe essere ben diversa, complice la crisi di un M5s che continua ad arrancare nonostante il 70% di gradimento del premier da loro indicato. Un'anomalia, sicuramente. Che potrebbe spingere Conte a velocizzare le operazioni per la discesa in campo. Il premier ha anche scritto una lettera al quotidiano dei vescovi Avvenire. Ha parlato di questi come «dei giorni più difficili che la nostra storia recente ricordi, preludio a una Pasqua che rimarrà scolpita per sempre nelle nostre vite». E ha ringraziato la Chiesa, che «ha accompagnato con la sua presenza concreta nel territorio la sofferenza del nostro popolo».
Toni diversi dal violento attacco a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sferrato venerdì sera, che è un modo per rimanere al centro della scena. Ma non c'è solo Conte. Le voci che serpeggiano vedono un orizzonte più ampio. «Un partito dei frontman dell'emergenza», con ministri in prima linea come Roberto Speranza (Leu) sempre più sedotti dalla figura del premier. E alcuni grillini «democristiani», guidati in Parlamento dal deputato palermitano Giorgio Trizzino, che, insieme a qualche ministro come Federico D'Incà e Stefano Patuanelli, potrebbero tentare il salto della barricata. Certo, i destini del contismo sono ancora incrociati con quelli del grillismo. Anche su questo fronte il Coronavirus ha rimescolato le carte.
Una lettura che si fa nel M5s teorizza che la bomba del reddito universale lanciata da Beppe Grillo sia un siluro sugli equilibri giallorossi.
E la fronda stellata antieuropeista, capitanata dal senatore Elio Lannutti, per il momento ha conquistato un incoraggiante silenzio - assenso da parte dell'ex capo politico Luigi Di Maio, pronto a riprendersi il M5s «decontizzato».
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