Fontana sale al Pirellone: "Grazie ai consigli di Bossi"

Il neo presidente della Lombardia: "Umberto mi disse: per fare politica stai in mezzo alla gente e non in tv"

Fontana sale al Pirellone: "Grazie ai consigli di Bossi"

«Uniti si vince», ha scritto Roberto Maroni commentando la foto che lo ritrae insieme a Matteo Salvini e Attilio Fontana, sotto il palazzo sede della Regione Lombardia. Uniti si vince, e la vittoria unisce. Così l'ormai ex governatore lombardo, sorridentissimo, ha stretto la mano al segretario leghista, escludendo che esistano (ancora) problemi personali di cui si è parlato dopo la sua rinuncia a correre per un secondo mandato da governatore. «Non abbiamo mai litigato, alla faccia vostra» ha scherzato Salvini, parlando con i cronisti in piazza Città di Lombardia. E i due si sono stretti la mano vigorosamente davanti alle telecamere. «Siamo tutti e tre milanisti» ha confermato Maroni. Fra loro un altro milanista, quell'Attilio Fontana che due mesi fa sembrava destinato a un tranquillo avvenire da senatore, e oggi invece eredita la guida della Regione più importante d'Italia, dopo aver battuto di venti punti il candidato del Pd Giorgio Gori. Un perfetto trait d'union fra due mondi, Fontana, avvocato varesino che è stato «convocato» da Salvini per questa imprevista partita, ma è anche molto amico di Maroni, e di Umberto Bossi, tanto da citarlo anche ieri, nel corso della sua seconda uscita da neo presidente (nella primissima, lunedì sera a Milano, «con sommo piacere» aveva incontrato l'ambasciatore di Israele Ambasciatore Ofer Sachs alla serata organizzata dagli amici benefattori del Keren Hayesod).

«Guardate che bel figlio» ha scherzato Salvini, indicando nel nuovo governatore lombardo il frutto di un'unione fra vecchia e nuova Lega. E Fontana non si è mai sottratto a questa «missione», che lo fa esponente della Lega ormai nazionale, ma anche garante di un mondo che è sentimentalmente legato al Carroccio delle origini: federalista e bossiano. «Non mi aspettavo questo risultato - ha detto il neo presidente - Credevo che fosse più ridotto. Ha funzionato l'alleanza, la politica di Salvini, il centrodestra e aver seguito uno dei primi consigli di Bossi: per fare politica devi stare in mezzo alla gente, non devi andare in tv». E in mezzo alla gente c'è stato tanto, da camminatore qual è, percorrendo 15mila chilometri in 50 giorni di campagna. Ora inizia il lavoro: la formazione della giunta in tempi brevi, la scelta degli assessori con criterio «meritocratico e di rappresentanza territoriale», lo studio dei dossier aperti al Pirellone, primo fra tutti l'autonomia lombarda, che è stata oggetto di un referendum consultivo a ottobre e poi di una serrata trattativa che ha portato, a pochi giorni dal voto, a un pre-accordo fra la Regione e il governo, un'intesa che adesso necessita di essere perfezionata. La trattativa sull'autonomia di Lombardia e Veneto - ha detto Salvini - «con Fontana e Zaia e con me presidente del Consiglio durerà fra i 6 e gli 8 minuti penso». «Poi - ha aggiunto -il bello è che ci saranno richieste di altre Regioni e finalmente la trasformazione dell'Italia in un Paese efficiente, moderno e federale è a portata di mano».

Salvini e Fontana hanno parlato a lungo. Maroni aveva già consegnato al successore i suoi «dossier amministrativi, primo fra tutti l'autonomia.

Poi, quando gli hanno fatto notare che dopo decenni è rimasto fuori dalle istituzioni elettive il suo predecessore, prima ha ironizzato un po' («Il Celeste non è stato rieletto? Mi spiace davvero, sono veramente rattristato») poi - più seriamente - ha fornito la sua analisi sul passaggio epocale che sta vivendo la politica italiana: «Sono convinto come altri - ha detto - che sia iniziata la Terza Repubblica e che si chiude la pagina degli ultimi 25 anni della politica. E devo dire - ha concluso - che ho fatto la scelta giusta, perché è meglio farsi rimpiangere che farsi compatire, citando Renzi».

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