Fox News, lo scandalo e l'addio. Via l'anchor trumpiano di punta

Divorzio tra la tv di Murdoch e il conduttore Carlson, il più vicino all'ultra destra. La notizia dopo il caso "fake news"

Fox News, lo scandalo e l'addio. Via l'anchor trumpiano di punta

Poche parole, pronunciate in modo impassibile dalla (ormai ex) collega Harris Faulkner: «Fox News media e Tucker Carlson hanno di comune accordo deciso di separarsi». A seguire, brevi ringraziamenti di rito. Non poteva esserci formula più asettica per annunciare un autentico terremoto nella tv Usa. Il conduttore dalle uova d'oro, l'uomo del prime time, licenziato da Rupert Murdoch, a nemmeno una settimana dal traumatico patteggiamento con il quale il magnate australiano, staccando un assegno da 787,5 milioni di dollari (a fronte di una richiesta da 1,6 miliardi), aveva messo fine alla causa per diffamazione intentata contro Fox dalla Dominion Voting Systems. La querela più costosa della storia del giornalismo Usa. Perché, per raggiungere gli ascolti record del «Tucker Carlson Tonight», con una media di 3,5 milioni di spettatori, un'enormità per una rete all news, per giunta in epoca di streaming, il 53enne Carlson, dopo una carriera senza troppa gloria (e soldi) nel giornalismo di stampo conservatore, non era andato per il sottile.

Al netto delle accuse di razzismo, sessismo ed estremismo politico che gli venivano lanciate dal resto dell'America, per assemblare il suo pubblico Carlson, su Fox, aveva costruito una narrazione parallela ai fatti, in piena sintonia con il suo punto di riferimento politico, Donald Trump. Ecco allora che la teoria complottista delle macchinette elettorali Dominion, che nelle Presidenziali 2020 avrebbero spostato milioni di voti destinati a Trump nell'urna di Joe Biden, invece di essere relegata ad argomento di discussione su qualche forum online semiclandestino, era diventata uno show da prima serata televisiva. E poco importa che lo stesso Carlson, nei messaggi privati scambiati con i colleghi alla Fox, della quale Dominion era venuta in possesso, era il primo ad ammettere che le accuse di brogli sostenute dall'entourage trumpiano erano una «follia» e che il tycoon alla Casa Bianca era stato «un disastro». Quel che contava era che «i nostri spettatori sono brava gente e ci credono». Quindi, in nome dell'audience e del rapporto quasi tribale costruito col pubblico, bisognava abbracciare la teoria del complotto.

Non è chiaro se la prossima causa per diffamazione che la tv di Murdoch si appresta ad affrontare, stavolta per 2,7 miliardi di dollari da parte della Smartmatic, altra azienda produttrice di tecnologia per i processi elettorali, abbia avuto un ruolo. Quel che appare quasi certo, viste le modalità della cacciata di Carlson, che venerdì sera aveva salutato il pubblico con un «ci rivediamo lunedì», è che si sia trattato di una decisione presa d'imperio da Murdoch in persona. Il conduttore, secondo il Nyt, avrebbe appreso del suo licenziamento lunedì mattina. Cacciato anche il producer del suo show, Justin Wells.

Secondo indiscrezioni del Washington Post, a pesare sarebbero stati i commenti poco lusinghieri sulla dirigenza di Fox. Per una (casuale?) coincidenza, poco dopo, anche la rivale Cnn annunciava il licenziamento della star, Don Lemon.

Afroamericano, gay, era considerato intoccabile, nonostante i numerosi scivoloni in carriera. Fatale gli sarebbe stato un recente commento sull'età delle donne, in riferimento alla candidata repubblicana alla Casa Bianca, Nikki Haley, giudicata «non più fresca».

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