Nel percorso a ostacoli verso la definizione delle candidature per le Amministrative questa volta è il centrodestra a segnare un punto. Il primo vertice tra Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia per individuare i candidati sindaci si svolge in un clima sereno e costruttivo, senza intoppi sui nomi anche se la scelta dei candidati per le grandi città - Roma, Milano, Napoli e Torino - viene rinviata a un successivo summit tra i leader. Un successo di tappa, per dirla in gergo ciclistico, a cui fa da contraltare il doppio stop sull'asse Roma-Torino del nuovo centrosinistra, sempre più in difficoltà nel difficile tentativo di creare una coabitazione politica tra Partito Democratico e Movimento Cinquestelle.
A pochi giorni dalla conferma della candidatura a Roma di Virginia Raggi da parte dei grillini, il passo indietro di Nicola Zingaretti e il via libera a Roberto Gualtieri, anche a Torino arriva la certificazione della spaccatura. Lo strappo è firmato da Chiara Appendino. «Lo scenario che mi sento di escludere al 100% è annuncia la sindaca - quello del nostro appoggio al Pd al ballottaggio. I matrimoni combinati non funzionano». La reazione dei dem è affidata al segretario cittadino Mimmo Carretta: «In questo momento i cittadini torinesi non meritano certe prese di posizione cariche di astio e rancore». Le pressioni provenienti dai vertici nazionali non hanno quindi prodotto un esito concreto. Giuseppe Conte, incontrando i parlamentari piemontesi, si era speso per tentare di mediare, indossando i panni del federatore. L'emergere della candidatura del capogruppo dem in municipio Stefano Lorusso - che con la Appendino ha avuto negli anni scontri durissimi - ha però fatto capire a tutti in maniera chiara l'impossibilità di convolare a nozze sotto la Mole. Ufficialmente la scelta del candidato dem è affidata alle primarie, ma per la partecipazione è prevista una soglia altissima di firme (7000 contro le 2500 necessarie per il contest romano) e questo fattore renderà difficile lo svolgimento di una competizione allargata.
Il punto di incontro che era stato ipotizzato dalle segreterie nazionali del Pd e dei Cinquestelle - sotto la regia di Sergio Chiamparino - era quello che prevedeva la candidatura del Rettore del Politecnico Guido Saracco, poi sfilatosi per ragioni familiari. Sfumata quella candidatura il fragile edificio è venuto a cadere e ora a Torino c'è anche chi non esclude un ripensamento di Chiara Appendino e un colpo di scena last-minute con il suo rientro nell'agone elettorale.
Il centrodestra, invece, si prepara a una accelerazione e a un vertice, fissato per mercoledì prossimo, in cui Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani dovranno cercare di sciogliere i nodi dei nomi per la guida delle metropoli. Per il momento si registra «la comune volontà di presentare agli elettori una coalizione compatta e unita, pronta a battere sinistra e Cinquestelle ovunque». Mentre per le città medie e piccole che andranno al voto «è stato dato mandato ai coordinatori di ciascuna regione di far giungere al tavolo nazionale degli Enti locali una loro comune valutazione».
La novità è che le resistenze di Fratelli d'Italia sui nomi di Guido Bertolaso e Gabriele Albertini sono ufficialmente cadute, come conferma Ignazio La Russa. L'ex capo della Protezione Civile, però, anche ieri ha ribadito che non sarà in campo - «spazio ai giovani» - mentre Albertini mantiene aperto un sottile spiraglio.
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