"Francesco ha zittito i complottisti. Delegherà, ma la Chiesa resta lui"

Il cardinale Jean-Claude Hollerich: "Ha insegnato anche nel silenzio"

"Francesco ha zittito i complottisti. Delegherà, ma la Chiesa resta lui"
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Cardinale Jean-Claude Hollerich, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo e membro del Consiglio dei Cardinali di Papa Francesco. Come sta vivendo il ritorno del Pontefice a casa?

«Sono contentissimo che la sua salute vada meglio di un mese fa. Vorrei ringraziare i medici del Gemelli, il personale, gli infermieri: penso di essere una voce tra i milioni di cattolici che vogliono bene a chi ci ha conservato il Santo Padre in salute!».

Questo periodo di ricovero del Papa cosa trasmette ai fedeli?

«Il Santo Padre ha detto che la Chiesa deve fare attenzione agli esclusi della società e adesso un Papa malato fa parte di questa società marginalizzata. È come un gesto profetico che il Santo Padre abbia fatto parte di questa popolazione di scartati che vive negli ospedali o nelle case di riposo. Ci ha detto che non bisogna dimenticare questa gente, perché altrimenti dimentichiamo Cristo. E una Chiesa senza Cristo sarebbe terribile».

Lei è membro del consiglio dei cardinali, possibile che il Papa vi delegherà dei compiti?

«Il Santo Padre può delegare, ma è solo lui che decide come e quando farlo! Il Consiglio dei Cardinali serve per dare consigli su temi che lui ci chiede di approfondire. Noi non siamo sostituti del Papa, è lui Pietro, non noi».

Il Papa dovrà seguire due mesi di convalescenza, come governerà la Chiesa?

«Come ha già fatto nel periodo di ricovero al Gemelli, penso che possa farlo molto bene. Ha preso decisioni importanti per la Chiesa, come quella sul Sinodo. Ed era in una stanza d'ospedale! Ci sono anche piccole decisioni che possono essere prese dalla Curia, ma tutto ciò che è importante deve essere sottoposto al Papa».

Per i riti della Pasqua ancora è tutto da decidere. Possibile che qualcuno possa sostituirlo per le celebrazioni?

«Questo lo vedremo, bisogna avere pazienza, magari se lo riterrà opportuno il Papa delegherà delle persone. Ma se penso alla benedizione Urbi et Orbi non credo che possa esserci un delegato che faccia le sue veci. Un delegato non è un vice-Papa! Un delegato fa ciò che il Papa gli dice di fare. Se un delegato appare come un vice-Papa sarebbe nefasto per la Chiesa. Chiunque esso sia, di qualsiasi orientamento».

L'immagine di Francesco che saluta i fedeli dal Gemelli è stata una risposta indiretta a tutti i complottisti che avevano dato il Papa per morto?

«Esattamente! Questi complotti sono totalmente infami, perché la gente che fa teorie del complotto sa benissimo che è tutto falso e prende in giro la gente. Questo non è accettabile. Vogliono offrire una verità alternativa pur sapendo che è tutta inventata. Dovrebbero solo vergognarsi».

Il mondo cattolico come vivrà questo periodo di silenzio?

«Penso che ci siano due mondi: uno romano, che si preoccupa non tanto del Papa, ma del suo ruolo e di ciò che fa parte della politica della Chiesa. E poi c'è un mondo di cattolici nel mondo (e tra questi tanti anche a Roma), preoccupati per il Papa: gente che gli vuole bene, che prega per lui, che ha bisogno di lui, che ha sperimentato una conversione della gioia del Vangelo».

Ha ragione chi dice che questo silenzio del Papa parla più di tante parole?

«Anche se in silenzio, ha già detto tanto. Ci sta dando un grande insegnamento: in un mondo dove si parla molto, dove ci sono notizie ogni minuto, un tale silenzio ci fa del bene perché troviamo la presenza di Dio. Quello di Francesco non è un silenzio della morte, non è un silenzio freddo, ma è l'espressione di una presenza e nel nostro mondo secolarizzato abbiamo bisogno di interiorità, di incontrare Dio».

Non tutti sono

d'accordo...

«Allora significa aprire le strade alla secolarizzazione, al potere, alla forma, elementi che diventano più importanti del Vangelo. Il silenzio del Papa invece ha un valore di annuncio e di amore per Cristo».

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