Francesco Lollobrigida, l'uomo incaricato da Giorgia di risollevare il Made in Italy

Chi è Francesco Lollobrigida e perché Giorgia Meloni lo ha voluto al Ministero dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare. Il loro sodalizio umano e politico è solidissimo, c'è solo una cosa che li divide...

Francesco Lollobrigida, l'uomo incaricato da Giorgia di risollevare il Made in Italy

Nella consueta lotteria dei papabili ministri, il suo nome non c’era. Riconfermato capogruppo alla Camera 72 ore prima della ufficializzazione della squadra di governo, Francesco Lollobrigida, sembrava fuori dai giochi. Non per demerito, sia chiaro, semmai per eccesso del suo contrario: per aver guidato la pattuglia parlamentare talmente bene da essersi reso quasi insostituibile. Mai una lamentela, una recriminazione, mai qualcuno che abbia sparso veleno sul suo conto o lasciato il gruppo sbattendo la porta. Appariva scontato e naturale, insomma, che sarebbe rimasto al suo posto, a maggior ragione adesso che la compagine parlamentare è cresciuta in maniera esponenziale.

Poi, nel tardo pomeriggio di ieri, una Giorgia Meloni visibilmente emozionata spariglia le carte e lo nomina ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Non si è trattato di una manovra dell’ultimo secondo né di un rimpiazzo. È rimasto al riparo da indiscrezioni e rumors perché il suo nome non finisse in legna da ardere. Francesco Lollobrigida è una delle colonne portanti di Fratelli d’Italia: c’era ben prima che l’azzardo politico di pochi diventasse certezza per tanti. È uno degli antesignani della "generazione Atreju". Nel 1992, mentre "Giorgia" varcava, appena quindicenne, l’ormai famoso portone blindato della Garbatella, lui era già responsabile del Fronte della Gioventù della provincia di Roma. I loro destini si incrociano così, ai tempi dei movimenti studenteschi, nonostante qualcuno si ostini ancora a chiamarlo con malizia "cognato", come a voler insinuare che il suo approdo in politica dipenda dal matrimonio con Arianna, la sorella di Giorgia.

È nato a Tivoli nel 1972 ma è cresciuto a Subiaco, un borgo medievale da cartolina che domina la Valle dell’Aniene. Lì inizia il suo cursus honorum come consigliere comunale (1996-2000). Francesco Lollobrigida, oggi detto "Lollo", ma che da ragazzo veniva chiamato "Beautiful" (in omaggio al suo fascino), è entrato nel palazzo relativamente tardi. Solo nel 2018, dopo aver scalato uno per uno tutti gli incarichi di rito: consigliere provinciale di Roma (1998-2003), assessore allo Sport, Cultura e Turismo del Comune di Ardea (2005-2006), consigliere regionale del Lazio (2006-2010), assessore alla Mobilità e ai Trasporti del Lazio (2010-2013). Una lunga sequenza di esperienze che gli hanno permesso di conoscere a fondo al macchina amministrativa e di stringere legami umani e politici destinati a restare.

Il più fortunato è sicuramente quello con Giorgia Meloni, sua vicina di "banco" ai tempi dell’incarico provinciale. "Abbiamo attraversato quell’esperienza legandoci sempre di più. Io ero più attento al territorio, lei volava più alta su temi di carattere politico", racconta il neoministro nel libro "Fenomeno Meloni" (ed. Gondolin) di Francesco Boezi. È a questo punto che l’affiatamento cresce diventando sodalizio. Ci sono dei momenti in cui l’intesa tra i due vacilla: "Quando c’è il derby, lui è tifosissimo della Lazio, lei della Roma", scherza chi li conosce. Nel 2014, l’anno del salto buio, "Lollo" diventa responsabile dell’organizzazione della neonata Fdi. C’è un partito da ricostruire, militanti da ritrovare, spazi da riconquistare, e lui è l’uomo giusto. Sa come muoversi, conosce i territori e le loro dinamiche. È il più indicato per "attitudine, esperienza, determinazione e autorevolezza", riconosce chi all’epoca lo ha visto in azione.

Le stesse qualità che oggi gli sono valse un incarico affatto secondario nei piani del nuovo esecutivo. Non a caso le vecchie Politiche agricole sono diventate il ben più altisonante Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. È un modo per ridare centralità e dignità all’agroalimentare e al Made in Italy, asset strategici dell’economia nazionale e strumento di soft power, oltreché patrimonio identitario.

Le sue prime parole da neoministro? "Il nuovo ministero non è inedito, lo hanno anche in Francia, hanno difeso meglio i loro prodotti. Riteniamo sia in linea con la vocazione che avremo anche noi, difendere i nostri prodotti".

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