Roma. Il Papa riorganizza la sua diocesi, il Vicariato di Roma, emanando la Costituzione apostolica «In Ecclesiarum Communione», un documento che porta la data del 6 gennaio, viene promulgato mediante la pubblicazione sull'Osservatore Romano, ed entra in vigore il 31 gennaio.
È il primo atto - anche se atteso e formulato precedentemente - diffuso all'indomani dei funerali del Papa emerito Joseph Ratzinger e che segna un atto di governo importante del Papa regnante. Una riforma che tende ad accentrare la supervisione e le decisioni del vicariato sul vescovo di Roma, il Papa appunto, depotenziando invece il ruolo del vicario, attualmente ricoperto dal cardinale Angelo De Donatis. Bergoglio riorganizza così l'ordinamento interno, sostituendo la «Ecclesia in Urbe» di Giovanni Paolo II del 1988, dopo che lo scorso anno si era aperta un'indagine interna per migliorare alcuni aspetti dell'amministrazione e delle procedure. Francesco chiarisce subito l'obiettivo della nuova Costituzione: «Sogno una trasformazione missionaria che coinvolga integralmente le persone e le comunità, senza nascondersi o cercare conforto nell'astrattezza delle idee. Si tratta, dunque, di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno», si legge nel testo, composto da due parti. Nella prima Bergoglio tratteggia il «volto» della diocesi di Roma, inserendola nel contesto attuale con i problemi connessi alla crescente povertà e alla convivenza civile. La seconda parte contiene 45 articoli, riformulati e con importanti novità. In primis l'introduzione della figura del cardinale vicario, che viene definito per la prima volta «ausiliare». Il cambiamento, osserva Bergoglio, per restituire «slancio evangelizzatore e sinodale» al Vicariato di Roma, affinché «sia luogo esemplare di comunione, dialogo e prossimità, accogliente e trasparente a servizio del rinnovamento e della crescita pastorale della Diocesi di Roma».
Rivisto anche il ruolo del Consiglio Episcopale, ovvero l'insieme dei vescovi ausiliari, che d'ora in poi sarà presieduto dal Papa in persona («Mi deve essere inviato quanto prima l'ordine del giorno di ogni riunione», si legge nella Costituzione). Si prevede, inoltre, una maggiore presenza del Pontefice nelle decisioni pastorali, amministrative ed economiche della Diocesi. Ed ancora: vengono disposte nuove norme per la nomina dei sacerdoti («devono essere valutate anche le caratteristiche spirituali, psicologiche, intellettuali, pastorali e l'esperienza compiuta nell'eventuale precedente servizio», si spiega).
Bergoglio crea inoltre due nuovi organismi di vigilanza su finanze e abusi. «La Chiesa - scrive il Papa - perde la sua credibilità quando viene riempita da ciò che non è essenziale alla sua missione o, peggio, quando i suoi membri, talvolta anche coloro che sono investiti di autorità ministeriale, sono motivo di scandalo con i loro comportamenti infedeli al Vangelo». Il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici, il cui regolamento è approvato dal Papa, «coadiuva il Pontefice nell'ambito dell'amministrazione economica della Diocesi, indicando anche criteri di trasparenza nella gestione dei fondi».
E il Servizio per la tutela di minori e persone vulnerabili, che riferisce al Consiglio Episcopale tramite il vescovo ausiliare nominato dal Papa. Con la nuova Costituzione si aggiungono anche nuovi uffici, mentre scompare il Tribunale d'appello. Monsignor Baldassare Reina viene infine nominato vicegerente dal Pontefice.
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