Il primo lepenista della storia a poter aspirare davvero a guidare un governo francese ieri si è presentato a Parigi, la città che meno ha votato per il Rassemblement national alle europee. Ed è proprio nella capitale che dal 2017 ha sposato il progetto Macron (e per questo doppiamente diventata simbolo di un potere accentrato che ha trascurato quella Francia non soltanto rurale, ma pure produttiva, di periferia e in cerca di sicurezza) che Jordan Bardella, 28enne di origine italiana fuoriuscito dalla banlieue, ha scelto di lanciare il suo programma per «ripristinare l'ordine» nello Stato e nelle strade di Francia: «Siamo l'unico baluardo repubblicano contro l'estrema sinistra di Mélenchon e siamo pronti a governare».
In platea ci sono la madrina politica Marine Le Pen ed Éric Ciotti, il patron dei Républicains che ha sdoganato il Rn annettendolo nell'arco repubblicano; certi macroniani l'hanno bollato come «patto col diavolo». Da giorni in tv c'è lo spot di Bardella: rassicurante, ma fermo nei propositi. Quasi un colloquio di lavoro con i francesi. Ieri è andato oltre: «Voglio il potere per poterlo esercitare, e per farlo ho bisogno di una maggioranza assoluta». Altrimenti, dice, non sarà lui né alcun lepenista a governare. Primo passo: abrogare la contestata riforma delle pensioni. Dall'autunno, chi ha iniziato a lavorare prima dei 20 anni e con 40 anni di contributi può andare in pensione da 60 anni, promette. In altri casi, «progressività». Meno tasse e un piano per raggiungere l'80% di «mangiar francese» nelle mense scolastiche entro il 2027. Poi «un big bang di autorità» annunciato già dal rientro dalle vacanze a settembre, col divieto di usare i cellulari in classe e l'obbligo per gli alunni di indossare una divisa. E sull'immigrazione? Risparmi, verifica della destinazione dei fondi e ripristino del reato di «soggiorno irregolare». E adieu allo ius soli.
Bardella conferma anche il discusso No ai cittadini con doppia nazionalità nella Difesa: «Posizioni strategiche saranno riservate ai francesi», spiega, cercando poi di scrollarsi il sale dalla ferita che per anni ha azzoppato BleuMarine nella sfera europea, l'accusa di filo-putinismo. C'è l'ipotesi di piani contro «ingerenze» esterne. Si dice «vigile», il lepenista: perché la Russia è «una minaccia sia per la Francia sia per l'Europa, che sta sfidando interessi nelle storiche zone di influenza in Africa, nel Mar Nero, ma anche Oltremare». E sugli aiuti ai Kiev? «Non intendo mettere in discussione gli impegni della Francia», ma due linee rosse le traccia: il rifiuto di spedire truppe in Ucraina e il no all'invio di missili a lungo raggio che potrebbero colpire in Russia. Per 70 diplomatici, la vittoria del Rn indebolirebbe invece la Francia. Lo hanno scritto a Le Monde. Bardella risponde che difenderà sempre «la posizione francese», anche sui «due Stati» in Medio Oriente, legandola però a un diritto-dovere dei gazawi. Non esclude il Sì a uno Stato palestinese in prospettiva, ma «in questo momento equivarrebbe a riconoscere il terrorismo, darebbe legittimazione politica a un'organizzazione che prevede la distruzione dello Stato di Israele». Strizza l'occhio alla comunità ebraica a sei giorni dalla prima tornata. Macron risponde via podcast che i programmi delle «estreme» portano «alla guerra civile» facendo appello alla «responsabilità dei francesi». E se a sinistra si è già aperta la guerra contro Mélenchon premier, Bardella è in pole: «Rispettoso ma intransigente». «Io offro l'unica alternativa credibile e responsabile per cambiare il Paese». Interventi per ridare potere d'acquisto: riduzione dell'Iva sull'energia dal 20% al 5,5%.
E deroghe alle regole Ue sui prezzi, riallineando le bollette ai costi francesi di produzione. Sì al nucleare, ribadisce Bardella. E per alleggerire agricoltori e allevatori dalla burocrazia Ue promette di stoppare le «sovrarecezioni» normative.
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