L'arresto di Leonardo Bertulazzi, brigatista rosso latitante da anni in Argentina, è solo l'ultimo di una lunga serie di terroristi che hanno trovato asilo all'estero per sfuggire alle condanne italiane. Ma per uno che è stato arrestato e che verrà consegnato alla giustizia ce ne sono ancora decine che vivono tranquillamente la propria vita all'estero, tutelati dalle leggi che ne impediscono l'estradizione. Terroristi con alle spalle la stagione del terrore, rapimenti e omicidi, che hanno ottenuto la protezione politica dei Paesi in cui si sono rifugiati, potendo trascorrere la gioventù da persone libere nonostante le condanne, molte delle quali in contumacia.
Giorgio Pietrostefani è tra gli ex terroristi che sono riusciti a fuggire in Francia, dove ha potuto beneficiare della dottrina Mitterrand. Esponente di Lotta Continua, ha scontato appena 2 dei 22 anni, poi ridotti a 16, di carcere e solo nel 2027 la sua pena verrà prescritta. La Francia ne rifiuta l'estradizione, come per Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, esponenti delle Brigate Rosse, parte della colonna toscana.
Anche loro sono attualmente libere di condurre una vita normale in Francia, per la precisione a Parigi, dove vivono da decenni. Così come Luigi Bergamin, dei Proletari armati per il comunismo, che vive in Francia: nel 2023 il Paese di Emmanuel Macron ha rifiutato definitivamente l'estradizione per lui nonostante il tribunale di Milano abbia emesso un nuovo ordine di carcerazione per una pena residua di 18 anni, 11 mesi e 1 giorno. Qualora dovesse mai rientrare in Italia per qualche motivo verrebbe arrestato.
Diverso è il discorso per Paolo Ceriani Sebregondi (Formazioni comuniste combattenti), Ermenegildo Marinelli (Comitati comunisti rivoluzionari) e Paola Filippi (Proletari armati per il comunismo). Per tutti e tre risulta essere sopraggiunta la prescrizione e inoltre Filippi, condannata a 24 anni di reclusione in latitanza dei quali non ha scontato nemmeno un giorno, risulta essere ora naturalizzata francese per matrimonio. Il caso di Alvaro Lojacono, invece, è ancora diverso. Esponente delle Brigate Rosse, tra le altre cose è accusato di aver preso parte all'assalto di via Fani. Nel 1980 è scappato all'estero, prima in Sudamerica e poi in Svizzera, dove è stato naturalizzato e ha ottenuto la cittadinanza nel 1986 grazie alla nazionalità elvetica di sua madre. Ha scontato 11 anni di carcere in Canton Ticino per omicidio ed è stato condannato in contumacia dalla giustizia italiana per il caso Moro. Condanna non riconosciuta dalla Svizzera, che nel 2000 lo rimise in libertà. Lo stesso anno venne arrestato in Corsica su mandato di cattura italiano ma la Francia non riconosce la condanna in contumacia e al contempo la Svizzera non prevede estradizione per i suoi cittadini.
Ci sono poi i latitanti in Sudamerica e il caso più eclatante è quello del brigatista Alessio Casimirri, ex Br in Nicaragua da decenni, dove è proprietario di un ristorante di pesce e conduce una vita tranquilla nonostante il passato da terrorista.
Oscar Tagliaferri, del Collettivo comunista metropolitano e di Prima Linea, e Maurizio Antonio Baldasseroni, sempre di Prima Linea, hanno fatto perdere le proprie tracce. Sono latitanti e potrebbero trovarsi in Perù. Il secondo venne dato per morto nel 2017 ma i familiari della strage di via Adige, di cui è considerato uno degli autori, sono riusciti a far riprendere le ricerche.
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