Francia, scontro con la Turchia sulla Libia. Via dall'operazione Nato in Mediterraneo

Parigi si sfila "temporaneamente". Finché non otterrà risposte sull'embargo di armi violato e le interferenze nella guerra civile

Francia, scontro con la Turchia sulla Libia. Via dall'operazione Nato in Mediterraneo

Si alza la temperatura fra Francia e Turchia a causa del dossier Libia. Parigi sospende «temporaneamente» la propria partecipazione all'operazione navale Sea Guardian della Nato nel mar Mediterraneo per le tensioni con Ankara legate alla situazione in Libia. La notizia è arrivata tramite lettera in un comunicato del ministero della Difesa francese. Un funzionario del ministero ha dichiarato che Parigi vuole che gli alleati «ribadiscano solennemente la loro adesione» sull'embargo alle armi alla Libia e chiede risposte sulle questioni sollevate.

A far litigare i due Paesi sono le accuse che la Francia muove alla Turchia per le ripetute violazioni dell'embargo Onu. Parigi è convinta che il governo turco sia un ostacolo al raggiungimento di un cessate il fuoco in Libia e ha anche chiesto un meccanismo di crisi che impedisca il ripetersi di un incidente tra navi da guerra turche e una imbarcazione francese nel Mediterraneo, episodio su cui sta indagando la Nato. La convinzione è che la Turchia stia giocando sporco in Libia, ammassi armi e militari contro le risoluzioni dell'Onu, e contro la dichiarazione finale della riunione di Berlino del gennaio scorso, in cui tutti i paesi della regione si erano impegnati a interrompere ogni interferenza nella guerra civile libica.

Il presidente francese aveva usato l'argomento anche per ribadire un concetto già espresso in passato, cioè che l'Alleanza Atlantica si trova in uno stato di «morte cerebrale», con gli Stati Uniti sempre più assenti e i presunti alleati come la Turchia che non giocano a carte scoperte.

Intanto a Parigi sono ore intense anche su un altro fronte, quello governativo. Il presidente Emmanuel Macron si è visto ieri sera a cena con il primo ministro Edouard Philippe, dopo un primo incontro fugace avvenuto all'indomani delle elezioni municipali. Il voto locale ha mostrato come la Francia dei comuni si sia affidata a sindaci Verdi (in coalizione con la sinistra) per essere amministrata. E il premier Philippe si è rivelato l'unico uomo della squadra Macron a trionfare al secondo turno, dove è stato scelto come sindaco di Le Havre. Ai due spetta ora decidere che ne sarà del primo ministro nel rimpasto di governo che Macron ha in mente e potrebbe annunciare nei prossimi giorni, forse già domenica quando è possibile che parli ai francesi. Non è un segreto che il presidente punti a un cambiamento, anche ai posti chiave del suo governo. E Philippe potrebbe presentare già oggi o venerdì le sue dimissioni al governo.

L'uscita di scena del premier - rieletto sindaco di Le Havre - è un rischio per Macron: con la crisi del coronavirus, la sua popolarità non è mai stata tanto alta. Senza contare che Philippe potrebbe ripresentarsi più avanti, puntando alle presidenziali del 2022 o del 2027. D'altro canto, però, Macron potrebbe decidere di disfarsene per dare quel segnale di cambiamento che vuole imprimere al suo mandato e per tornare a essere il solo a brillare a Parigi.

Tutto è probabilmente stato deciso ieri sera a cena e sarà ufficializzato nelle prossime ore o nei prossimi giorni. Quel che è certo è che nel prossimo esecutivo non ci saranno esponenti dei Verdi. Almeno così hanno fatto sapere i vertici di Eelv (Europe Ecologie, les Verts) dopo il trionfo alle comunali di domenica scorsa.

Il rimpasto dovrebbe coinvolgere vari altri ministeri, tra cui quello del lavoro.

Nel caso di una sostituzione di Philippe, la rosa dei possibili candidati comprende, secondo le voci, l'attuale ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, ma anche la ministra della Difesa Florence Parly. Sarebbe la prima donna a ereditare l'incarico dai tempi di Édith Cresson.

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