Fratelli uccisi a colpi di pistola per la lite in strada: un fermo

Le due vittime sono un avvocato e un imprenditore edile. L'alterco, l'inseguimento, gli spari, la fuga a piedi, la cattura

Fratelli uccisi a colpi di pistola per la lite in strada: un fermo
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Uccisi a colpi di pistola nel casertano dopo una lite. Fermato il killer, un operaio di 53 anni. I fratelli Marco e Claudio Marrandino, 39 e 29 anni, il primo avvocato, l'altro imprenditore nel settore edile, sono a bordo di un Suv Bmw X1 bianco quando l'auto dell'assassino, una Volkswagen Golf, si affianca. I toni fra i tre sono accesi, si scambiano insulti. Improvvisamente l'uomo alla guida afferra una pistola e fa fuoco prima sul passeggero, il 29enne, poi contro il guidatore mentre cerca di fuggire a piedi. Quando arrivano i carabinieri di pattuglia in zona l'uomo sull'asfalto, Marco, ha in mano uno smartphone, probabilmente nel tentativo estremo di chiedere aiuto. L'assassino non gli dà scampo e lo colpisce prima alla schiena per poi finirlo con almeno due proiettili alla testa.

Succede tutto in pochi minuti, alle 13,50 in via Astragata, una strada nella zona dei laghetti molto trafficata. I fratelli hanno una discussione verbale con un automobilista. Poi le auto ripartono a tutta velocità, la Bmw davanti, la Golf dietro. Percorrono pochi metri, secondo quanto ricostruiscono gli investigatori, fino all'uscita Succivo della statale 7 bis, l'Asse Mediano, nel Comune di Orta di Atella. L'uomo sulla Golf non ci pensa due volte, estrae l'arma e fa fuoco. Freddo, spietato, tanto che sulle prime si pensa a un'esecuzione in stile camorristico.

Ma la pista della criminalità organizzata è la prima a essere esclusa. Le vittime, di buona famiglia, non hanno precedenti penali, tanto meno sono in alcun modo legate a clan o ambienti della malavita locale. Quando i militari del comando provinciale di Marcianise, assieme al Nucleo operativo di Aversa, arrivano sul posto trovano la prima vittima riversa sul sedile anteriore, l'altra fuori dall'auto in un lago di sangue. La Golf viene intercettata pochi minuti dopo da una radiomobile dei carabinieri che la insegue per chilometri fino a quando il killer riesce a far perdere le proprie tracce. Una latitanza breve: individuato e identificato, nel tardo pomeriggio di ieri viene acciuffato e portato alla compagnia di Marcianise, per un primo interrogatorio. A inchiodarlo la prova stub, l'arma del duplice delitto, le immagini delle telecamere di sorveglianza disseminate lungo le strade tra le province di Napoli e Caserta.

Resta oscuro il movente, qualora ci fosse, alla base di un'azione fin troppo violenta se maturata in seguito a un litigio per questioni di viabilità. Qualcuno parla di una ritorsione per l'esito di un'asta giudiziaria cui avrebbero partecipato i due fratelli, uno in qualità di avvocato l'altro come imprenditore. Altri di vecchie ruggini legate al passato di Marco come amministratore locale.

Tutte ipotesi, al momento, senza alcun riscontro tanto che la Procura di Napoli Nord parla di «futili motivi» alla base della tragedia. In attesa della convalida del fermo di pg, l'indiziato finisce in carcere. Le accuse per lui vanno dal duplice omicidio volontario aggravato al porto abusivo d'arma da fuoco. Le vittime erano molto conosciute e stimate nel casertano.

Marco era stato presidente del consiglio comunale di Cesa, dove viveva, dal 2012 al 2015 con il sindaco Cesario Liguori, poi candidato con una lista civica, «Cesa c'è», per Ernesto Ferrante sindaco nel 2020, avrebbe compiuto 40 anni fra una settimana. Il fratello minore era da sempre impegnato nel campo dell'edilizia.

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