Urne aperte oggi in Friuli Venezia Giulia. I cittadini dovranno eleggere il nuovo presidente della Regione dopo un quinquennio di governo Pd a guida Debora Serracchiani. Lei, delfina di Renzi, ha preferito non ripresentarsi. D'altronde i sondaggi sono impietosi con il suo partito, che non ha alcuna chance di bissare il risultato del 2013. Il favorito, con un margine che supera i 20 punti rilevati negli ultimi sondaggi, è Massimiliano Fedriga, candidato del centrodestra e parlamentare della Lega da due legislature. L'uomo su cui puntano i Cinque Stelle è invece Alessandro Morgera, ma a pochi giorni dal voto era leggermente indietro anche al candidato del Pd Sergio Bolzonello.
Una gara in discesa per l'esponente leghista anche se la sua candidatura è stata frutto di un acceso dibattito nel centrodestra, che ha poi trovato l'intesa, seguito da una campagna elettorale spigolosa, dove molto spesso hanno avuto più spazio le polemiche fra candidati che i programmi. Ma Fedriga ha le idee molto chiare e ha già pensato alla squadra, che deve essere motivata e impegnarsi a tempo pieno. Per questo motivo ha deciso che i futuri assessori dovranno dimettersi da consiglieri regionali e occuparsi solo del lavoro di giunta. «Non desidero che l'assessorato sia un punto d'arrivo, una poltrona su cui sedersi e poter anche non lavorare perché c'è il paracadute del seggio in consiglio ha detto Chi non s'impegnerà al massimo sarà messo da parte e non avrà alcun paracadute». Fedriga, 37enne, si è iscritto alla Lega nel 1995, quando aveva 15 anni. Tempi duri per il suo partito che faceva fatica ad avere rappresentatività. A 23 anni diventa segretario provinciale della Lega a Trieste e lui stesso ricorda di frequente quel periodo difficile. «La Lega raccoglieva poco più dell'1,2% ed era già un successo essere eletti consiglieri circoscrizionali ha raccontato I rappresentanti degli altri partiti ti guardavano dall'alto in basso perché non avevi peso. Oggi le cose sono completamente cambiate e tutti ti trattano con deferenza». Vecchio vezzo italico accodarsi al più forte. Ma Fedriga non ci bada e a chi gli domanda come mai ha rinunciato a restare a Roma, dove avrebbe sicuramente un posto di prestigio in un eventuale governo, lui risponde semplicemente che ha già fatto due legislature in Parlamento e, quando la sua terra lo ha chiamato, doveva tornare. Il candidato del centrodestra ha già chiare le idee su quali siano le priorità se diventasse presidente. Da convinto liberista ha annunciato che uno dei primi passi sarà diminuire la pressione fiscale. «Agendo nei limiti delle competenze regionali, elimineremo totalmente l'Irap per le piccole e medie imprese. Deve diventare vantaggioso investire nella nostra regione». Questo farà da volano per l'occupazione, con ulteriori sgravi per le nuove assunzioni, e allo stesso tempo ridurrà l'eccessiva burocratizzazione. Ma Fedriga metterà mano anche alla sanità regionale, che ha visto precipitare la qualità dei servizi negli ultimi anni.
Colpa anche della riforma Serracchiani del 2014 che deve essere rivista perché, come ha detto il candidato leghista, «non è stata scritta assieme al comparto sanitario che ha le specifiche competenze». La politica, anche in questo caso, deve ascoltare chi lavora sul campo.
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