
Ennesima missione incompiuta di una sinistra che sulla sicurezza dimostra di non essere in grado di azzeccarne una. Perché, con tutto il rispetto per un ottimo professionista che nella lunga carriera di servitore dello Stato ha dimostrato grande valore, è difficile definire altrimenti l'addio di Franco Gabrielli (nella foto) al Comune di Milano. Lì dove il sindaco Giuseppe Sala lo aveva chiamato con l'altisonante incarico di delegato per la Sicurezza e la Coesione sociale: una targa davanti all'ufficio da far tremare le vene ai polsi. Soprattutto a Milano, città che sta scivolando su una china pericolosa. In tutti i sensi. C'erano più morti, sparatorie e rapine tempo fa, obiettano da sinistra impugnando statistiche deformate in una lettura sempre troppo politica. Perché gli assalti alle banche di una volta o ai portavalori in via Osoppo, ma anche lo scorrazzare delle bande di Francis Turatello e Renato Vallanzasca o gli assassini di Sergio Ramelli e Fausto e Iaio, ben poco incidevano sulla qualità della vita e della sicurezza dei milanesi. Ben più a rischio oggi, quando portare un orologio di qualche valore espone a un'alta probabilità di essere rapinati o si vive nell'incubo di avere figli o nipoti sui Navigli o in Corso Como. Per non dire del terrore in Stazione Centrale, se si deve prendere un Passante ferroviario, una metropolitana o un tram di notte. Non trascurando i Capodanno in piazza Duomo, ostaggio delle bande di extracomunitari che si esercitano nelle violenze sessuali e rituali dei loro Paesi. «Milano non è Gotham City e il centrodestra usa la sicurezza per la campagna elettorale», si sono indignati per anni i politici di sinistra, in rivolta quando il governo Berlusconi e l'allora ministro Ignazio La Russa mandarono i militari di Strade sicure. Salvo oggi, quando il vaso è ormai in cocci, chiedere aiuto a proprio a un superpoliziotto. Ma licenziandolo quando a Milano l'emergenza sicurezza ha raggiunto e già superato il livello d'allarme. Una scadenza di mandato già concordata, raccontano al Corriere della Sera. Ma comunque assolutamente incomprensibile. Perché i casi sono due: o Gabrielli non è servito a nulla e allora siamo di fronte all'ennesimo fallimento delle politiche sulla sicurezza della sinistra o è servito. E allora proprio non si capisce perché privarsi del suo prezioso contributo proprio adesso che è più necessario. Misteri di una sinistra che sulla materia si macera nelle contraddizioni. A meno che a pensar male non si indovini, pur facendo peccato. Perché erano in molti a considerare questa delega come una presentazione di Gabrielli alla città, in attesa di candidarlo sindaco. E altrettanti sono quelli che oggi pensano che lo stesso Gabrielli ha capito che con Elly Schlein alla guida del Pd, la sua strada verso il piano nobile di Palazzo Marino è già sbarrata.
A meno che la sua prossima presenza a un convegno organizzato da Pierfrancesco Majorino non preannunci una bella giravolta. E il tradimento di Sala con il suo peggior avversario. Giochi della politica, ma sempre alle spalle dei cittadini.
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