Gaffe di Prodi. E la Calabria insorge

L'ex premier: "I Cpt si potevano fare lì, anziché in Albania". "Ora chieda scusa"

Gaffe di Prodi. E la Calabria insorge
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Quando il Giornale va in stampa Romano Prodi non si è ancora scusato per la sua gaffe sui campi profughi che sarebbe «meglio farli in Calabria che in Albania», d'altronde la punta dello Stretto è un territorio extra Ue dove la ndrangheta fa e disfa a piacimento, nella complicità generale del centrosinistra al potere. Il fallimento in tutto il Sud dei viceré alla Emiliano o alla De Luca è conclamato, su sicurezza, lavoro e sanità stanno peggio di vent'anni fa ma non si può dire, anzi guai a parlare di Autonomia. I clan si sono fatti una montagna di soldi coi migranti e uno che aspira al Quirinale dovrebbe saperlo.

«La politica per l'immigrazione - ha detto l'ex premier - deve essere una politica seria, severa, anche selettiva, ma seria e non con questi giochi che riguardano soltanto la propaganda». «Prodi si scusi, la Calabria va valorizzata», dice il centrodestra ma è come parlare al muro. La sparata dell'altra sera tradisce freudianamente ciò che pensa la sinistra del Sud, almeno secondo la senatrice della Lega Tilde Minasi: «Prodi conferma quello che numerose inchieste della magistratura hanno dimostrato finora, ovvero che parla proprio quella sinistra che vede nell'immigrazione irregolare una fonte di reddito e la sfrutta per lucrare».

Il vicecapogruppo Fdi alla Camera Alfredo Antoniozzi ironizza: «Mi pare abbia sbagliato colpo, probabilmente confuso da qualche calabrese vicino a lui protagonista di un'assurda denuncia contro il governo», con riferimento all'esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti sul caso Almasri, il libico arrestato in Italia su mandato della Corte penale internazionale, poi rilasciato e rimpatriato.

In realtà il campo profughi in Calabria c'è, a Isola Capo Rizzuto (Crotone), gestito dalla 'ndrangheta e dalle coop che lucrano sui soldi arrivati dal Viminale. Come a Riace, con Mimmo Lucano innocente fino a sentenza definitiva o a Badolato dove hanno inguaiato il sindaco (innocente pure lui). Anni fa l'operazione Jonny della Finanza sul Cara di Crotone vide una banca commissariata (ma molti anni dopo) perché infiltrata.

Per quanti sforzi possa fare il governatore calabrese Roberto Occhiuto arrivano più turisti e scappano sempre più ragazzi, tanto che medici e infermieri tocca importarli dall'estero, come in un granaio svuotato con cento ragazzi al giorno su treni ad Alta Velocità «ridotta» e piccoli esercizi diventati lavatrici del narcotraffico.

Se si votasse domani la sinistra non prenderebbe neanche i voti dei tesserati Pd a Reggio Calabria legati al dirigente genero del boss che per i pm antimafia avrebbe falsato le Comunali vinte al ballottaggio dal Pd grazie a brogli conclamati e facendo votare pure i morti, anche se parlare di scioglimento anticipato sembra una bestemmia e vabbé... Forse il Pd non prenderebbe un voto neppure a Cutro, feudo dei Grande Aracri padroni di Reggio Emilia, diventata «la capitale della 'ndrangheta al Nord» secondo il procuratore reggiano Calogero Paci grazie alle infiltrazioni della cosca crotonese messi nero su bianco da recenti inchieste giudiziarie. Di cui né la sinistra né Prodi si sono mai accorti, smemorati come certi calabresi che non vedono la 'ndrangheta che li circonda o forse si, ma la società civile non fa nulla per ribellarsi, figurarsi chi si è messo al loro servizio diventando fedele borghesia mafiosa. «Da Prodi parole inadeguate», tuona l'eurodeputato Fdi-Ecr Denis Nesci.

Tanto l'indignazione social dei pochi «buoni» rimasti a svernare nel posto con la più alta biodiversità di tutto il Mediterraneo durerà forse qualche altro giorno poi verrà riversata via social sul Ponte dello Stretto che non si deve fare o sull'Alta velocità che non arriverà mai.

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