Garavaglia rischia la pena. Mina per Draghi e la Lega

Il pg di Milano chiede un anno e 6 mesi per il ministro del Carroccio. Sentenza l'11 novembre

Garavaglia rischia la pena. Mina per Draghi e la Lega

Un siluro giudiziario che rischia di andare a sbattere sulla linea di galleggiamento del governo Draghi: anche perché ad andarci di mezzo potrebbe assere l'uomo forte della Lega nella maggioranza, il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, legato a doppio filo al viceleader del Carroccio Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico. Nel rapporto non facile che in questo momento scorre tra Lega e governo, una condanna per Garavaglia impatterebbe non poco: anche se il reato contestato al ministro, la turbativa d'asta, non porterebbe alla sua decadenza immediata in base alla legge Severino.

A chiedere la condanna a un anno e mezzo di Garavaglia alla Corte d'appello di Milano è stato ieri il procuratore generale Massimo Gaballo, che ha invocato l'annullamento della sentenza che in primo grado aveva assolto il ministro «per non avere commesso il fatto» dalle accuse che gli venivano mosse e che risalivano al periodo in cui era assessore all'Economia della Regione Lombardia. All'esponente leghista veniva contestato di avere chiesto l'intervento del suo collega della Sanità, Mario Mantovani, su una gara d'appalto per un servizio di trasporto in ambulanza dei malati di diabete. In primo grado, i giudici avevano accolto la linea difensiva secondo cui la chiamata era stata una semplice richiesta di informazioni, («Mario, sai qualcosa di questa faccenda?») dopo che Garavaglia aveva ricevuto la visita dei rappresentanti di alcune «croci» della sua zona che temevano di venire escluse dalla gara.

Nel frattempo la storia ha avuto sviluppi interessanti: perché l'azienda che si impadronì dell'appalto, quella di cui le «croci» della zona temevano l'invadenza, è finita a sua volta nei guai. Si tratta del consorzio Amica One, guidato dai fratelli siciliani Antonio e Francesco Calderone, protagonisti di una poderosa avanzata nel business delle ambulanze in tutta Italia, dove stanno inghiottendo appalti e rivali. Nel marzo scorso i Calderone sono stati arrestati dalla Procura di Pavia per una lunga serie di irregolarità, e nell'inchiesta sono finite le loro immagini su vetture di superlusso e carri funebri. È emerso anche che grazie a una inspiegabile serie di proroghe continuano a gestire in monopolio il servizio di trasporto interno al Policlinico ambrosiano, e si sono visti assegnare le postazioni più ghiotte per l'emergenza urbana. Ma per la Procura di Milano i Calderone hanno continuato a rivestire il ruolo di vittime delle trame di Mantovani e Garavaglia.

E ieri arriva la richiesta di condanna per il ministro leghista. Una richiesta che la stessa procura generale avanza quasi svogliatamente, senza introdurre elementi nuovi. «È un appello così sballato che potevano anche rinunciare», è il commento di Jacopo Pensa, difensore di Garavaglia: che rimarca come dagli atti emerga che «il ministro ha fatto una telefonata per chiedere di quale gara si trattasse perché non lo sapeva nemmeno».

D'altronde anche i giudici di primo grado avevano scritto che «mancano elementi adeguatamente dimostrativi per affermare che Massimo Garavaglia abbia dato un contributo anche solo nella forma della agevolazione alla turbativa d'asta» e «difettano elementi per affermare una sua consapevolezza». Dopo la laconica requisitoria del procuratore generale, l'11 novembre la parola passa alle difese: forse il giorno stesso la sentenza. Facile immaginare che a Palazzo Chigi avranno le antenne puntate su Milano.

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