Gaza: sostegno di Roma, Londra, Parigi e Berlino al piano arabo

Appoggio al progetto alternativo a quello di Trump, che non prevede lo spostamento dei palestinesi

Gaza: sostegno di Roma, Londra, Parigi e Berlino al piano arabo
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Una bandiera palestinese sul Big Ben di Londra è stata fatta sventolare da un uomo che si è arrampicato sulla Elizabeth Tower che ospita il mitico orologio, per manifestare il proprio sostegno ai gazawi. Quasi nelle stesse ore, il golf resort del presidente americano in Scozia, a Turnberry, è stato imbrattato con graffiti, sempre a sostegno dei palestinesi. «Mentre Trump cerca di trattare Gaza come una sua proprietà, dovrebbe sapere che la sua proprietà è alla nostra portata», è il messaggio del gruppo di attivisti Palestine Action, che ha rivendicato l'azione in un post su X. Le posizioni pro-Israele di Donald Trump, in particolare il suo piano per il futuro della Striscia che prevede il trasferimento dei civili da Gaza, alimentano il proliferare di azioni eclatanti pro-Palestina.

Anche un pezzo d'Europa ieri si è allontanato dalle posizioni del capo della Casa Bianca sul futuro post-bellico, finendo per elogiare il piano alternativo a quello del leader Usa per Gaza, che Trump ha bocciato. In una dichiarazione congiunta, i ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania e Regno Unito hanno annunciato di «accogliere con favore l'iniziativa araba» di un piano di ripresa e ricostruzione per Gaza. Il piano da 53 miliardi in 5 anni, a cui la Lega Araba ha dato il via libera in settimana, e che esclude il trasferimento dei palestinesi e punta a una soluzione «due Stati per due popoli», secondo le cancellerie di Roma, Londra, Parigi e Berlino «indica un percorso realistico per la ricostruzione di Gaza e promette - se attuato - un miglioramento rapido e sostenibile delle catastrofiche condizioni di vita dei palestinesi che vivono a Gaza», oltre che il «no» ad Hamas e invece «un ruolo centrale dell'Autorità Palestinese e l'attuazione del suo programma di riforme». I ministri lodano «i seri sforzi di tutte le parti coinvolte» e apprezzano «l'importante segnale che gli Stati arabi hanno inviato sviluppando congiuntamente questo piano di ripresa e ricostruzione», che considerano «un punto di partenza» su cui esortano tutte la parti a lavorare.

L'attesa, oggi nella Striscia, riguarda il prolungamento della tregua e il rilascio dei 59 ostaggi ancora in mano ai terroristi. I familiari fremono e alcuni accusano il premier Netanyahu di voler riprendere la guerra già in settimana per allungare i tempi del processo che lo vede imputato per corruzione. Israele, intanto, ha smentito Hamas, che ha dichiarato di vedere «indicatori positivi» per l'avvio di negoziati sulla seconda fase.

Bibi (Netanyahu) ha ringraziato Trump per il sostegno, rilanciando la minaccia del presidente Usa ad Hamas («Liberate gli ostaggi o sarà l'inferno»). Una mossa strategica dopo le critiche di un suo stretto consigliere contro l'inviato americano per gli ostaggi, reo di aver incontrato una delegazione di Hamas a Doha.

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