Bombe e diplomazia per fermarle. I contatti con Hamas sono ripartiti, mentre i raid israeliani continuano a mietere vittime nella Striscia di Gaza e in Libano. Domenica è previsto un vertice tra capi di Mossad, Cia, servizi segreti egiziani e Qatar, ma intanto i morti a Gaza sono quasi 49mila e i feriti oltre 100mila. Le ultime 17 vittime, tra cui diversi bambini e una cinquantina di feriti, sono state colpite durante l'attacco israeliano contro una scuola, la Al-Shuhada, che stava dando rifugio agli sfollati nel campo profughi di Nuseirat, ma che l'esercito ritiene un centro di comando dal quale Hamas pianificava attacchi. Anche in Libano 19 persone uccise e 118 ferite nelle ultime ore, in cui hanno che perso la vita 4 soldati israeliani.
«Abbiamo avuto alcuni incontri con loro nei giorni scorsi» ha ammesso il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani dopo il colloquio con il segretario di Stato americano Antony Blinken, confermando la ripresa dei contatti dopo la morte di Yahya Sinwar, il leader del gruppo ucciso a Rafah. I negoziatori si incontreranno a Doha per un nuovo sforzo di mediazione per gli ostaggi e il cessate il fuoco. Presente all'appello il capo del Mossad, David Barnea, che vedrà il capo della Cia Burns, il premier del Qatar Al-Thani e il capo dell'intelligence egiziana Hassan Rashad.
Blinken ha ribadito in Qatar, nuova tappa del tour mediorientale seguita alla visita al principe saudita Bin Salman che, dopo l'uccisione di Sinwar, Israele dovrebbe cogliere il «momento cruciale». Lo Stato ebraico «ha raggiunto gli obiettivi strategici prefissati - ha spiegato il capo della diplomazia americana - È il momento di lavorare per porre fine a questa guerra, garantire che tutti gli ostaggi siano a casa e costruire un futuro migliore per la gente di Gaza». Al Thani ha spiegato che il Qatar sta lavorando a stretto contatto con l'Egitto: «Vogliamo evitare ogni escalation nella regione e stiamo parlando con tutte le parti per contenere la situazione».
Il timore riguarda la risposta israeliana all'attacco subìto da Teheran. Secondo il Times, la rappresaglia è stata ritardata a causa della fuga di notizie sui documenti classificati del Pentagono, che descrivono nel dettaglio l'operazione. Un alto funzionario israeliano ha negato. Ma nelle cancellerie europee, intanto, cresce l'insofferenza per il conflitto. «La reazione di Israele è andata oltre quello che doveva essere», ha commentato il vicepremier Antonio Tajani, pur ribadendo che «non si può negare allo Stato ebraico il diritto all'autodifesa».
Il presidente francese Macron ha risposto al premier israeliano Netanyahu, che ha rivendicato di difendere la civiltà giudaico-cristiana: «Si parla molto di guerra di civiltà - ha detto Macron - Ma non sono sicuro che si difenda una civiltà seminando noi stessi la barbarie». Anche Putin dice la sua: «Il Medioriente è sull'orlo di una guerra su vasta scala», ma ammette che «per evitare un'escalation in Medio Oriente, dobbiamo lavorare anche con Israele».
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