«Stop a tutte le guerre, stop ai respingimenti, stop alle ingiustizie stop a quelli che dicono di aiutarli a casa loro». L'alieno di Ghali sussurra nell'orecchio di Fabio Fazio, e il conduttore declama i consigli. Inizia così l'ospitata di Ghali a Che Tempo Che Fa, sul Nove. Il tutto introdotto da una performance musicale che inizia con «Bayna», la canzone già ascoltata nel medley della serata cover di Sanremo, un testo che in una strofa dice: «Immagina il Corano nella radio». E poi, subito dopo, la sanremese «Casa mia», quinta alla kermesse di qualche settimana fa, capace di ottenere numeri da capogiro su Spotify.
Nel preambolo dell'ospitata, una lunga filippica di Luciana Littizzetto contro il sottosegretario di Stato Alessandro Morelli, della Lega e non solo (c'è stato spazio anche per alcune critiche al presidente argentino Milei). L'esponente del Carroccio ha chiesto di tenere fuori la politica da Sanremo. E per questa proposta ha ricevuto minacce. Fazio fa un altro assist al cantautore: «Tu hai solo detto stop al genocidio, come fa a essere divisivo? La pace non è contro qualcuno, ma per tutti». Ghali risponde: «Oggi è strano ritrovarsi in un mondo così, se non altro perché è quello che ci hanno sempre insegnato». Il riferimento è alla pace. «Qualsiasi cosa va condivisa: beni e ricchezze. E tutto può essere condiviso soltanto se c'è pace». Il cantante rivendica le sue origini: il quartiere Baggio, periferia di Milano, con tutte le difficoltà del caso. «Il successo che ho avuto i primi anni era senza precedenti e non avevo le spalle abbastanza larghe per poter reggere tutto». Fazio opera un paragone con Fabrizio De Andrè: «Ha uno sguardo di compassione verso gli ultimi che ti appartiene molto». Poi la citazione della tragedia del 7 ottobre, l'eccidio di Hamas che ha colpito nel cuore Israele. Che però per Fazio non giustifica quello che è «venuto dopo».
Ghali è stato anche premiato di recente dall'Associazione palestinesi in Italia. Il leader dell'ente è Mohammad Hannoun, organizzatore di molte manifestazioni pro Palestina in Italia durante queste settimane, architetto che vive a Genova e che è considerato vicino alle posizioni di Hamas. Il riconoscimento al cantante originario di Baggio è testimoniato da un video che è stato pubblicato sul profilo Instagram della stessa associazione. «Desideriamo esprimerti il nostro profondo apprezzamento per aver utilizzato la tua piattaforma e la tua canzone Casa Mia per diffondere un messaggio così significativo agli spettatori del festival di Sanremo», si legge via social.
E ancora: «La tua solidarietà e il tuo impegno sono stati fondamentali nel dare voce a una causa così vitale e nel promuovere la consapevolezza sui diritti umani. Con la speranza di incontrarci in una Palestina libera!».
Fazio, alla fine dell'intervista, ha anche ricordato l'impegno di Ghali per i migranti, con la campagna fondi a favore della Mare Ionio di Mediterranea. «Una barca si chiama Banya», ossia come la canzone ascoltata anche ieri, ha chiosato Fazio, elogiando l'impegno del cantautore in favore di coloro che cercano rifugio sulle nostre coste. Insomma, ieri sera l'attenzione ideologica si è spostata sul tema della gestione dei fenomeni migratori, mentre la presa di posizione di Ghali a Sanremo è stata ridotta a pacifismo.
Riceviamo e pubblichiamo
Da qualche ora in rete ci sono nuove speculazioni sulla dichiarazione di Ghali a Sanremo “Stop al genocidio”. Nel corso di queste giornate, Ghali è stato travolto da una clamorosa ondata di affetto, è stato avvicinato in situazioni private da decine di migliaia di fan, ragazzi di tutte le nazionalità che hanno espresso la loro gratitudine per l’attenzione mediatica sollevata negli ultimi giorni.
Nessuna premiazione, nessuna cerimonia: solo la consegna di un frammento del restauro della moschea di Gerusalemme sul set di una ripresa video da parte di un ragazzo che gli ha chiesto un breve ringraziamento. Un regalo più o meno significativo come molti altri senza nessuna richiesta ulteriore. Ghali è al lavoro sul nuovo disco e sul nuovo tour e non sarà presente a nessuna cerimonia istituzionale.
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