Giada giù dal cavalcavia: tutte le bugie del fidanzato

Fermato il compagno per omicidio, aveva lividi sul corpo. Il pm: "Messinscena per simulare il suicidio"

Giada giù dal cavalcavia: tutte le bugie del fidanzato
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La svolta è arrivata ieri, quando gli agenti della squadra mobile di Padova hanno capito che Giada Zanola, 33 anni e mamma di un bimbo di tre, non aveva compiuto un gesto volontario, ma era stata gettata giù da un cavalcavia dell'autostrada A4 dal suo compagno.

Proprio lì, sulla carreggiata all'altezza di Vigonza, il corpo della donna era stato scoperto all'alba di mercoledì, ormai straziato dai veicoli in transito dopo essere precipitato da circa 15 metri. In un primo momento era stato ipotizzato il suicidio, la svolta è arrivata dopo qualche ora, al termine delle indagini compiute dagli agenti della polstrada e della squadra mobile di Padova. A far precipitare Giada da quel ponte sarebbe stato proprio il suo compagno, Andrea Favero, camionista di 39 anni, fermato per omicidio volontario e che ai pm avrebbe già fatto alcune ammissioni. Nel frattempo le indagini proseguono per capire cosa possa aver spinto l'uomo a un gesto così estremo.

Quello che emerge in queste ore è che il rapporto fra i due fosse ormai finito (un amico della coppia ha riferito che lui era geloso e possessivo, che avrebbero dovuto sposarsi ma lei ci aveva ripensato) che Giada stesse per iniziare un lavoro in un impianto di distribuzione di carburanti e che la coppia avrebbe litigato in modo violento per l'ultima volta nella notte fra martedì e mercoledì. Nell'occasione Giada sarebbe fuggita di casa in macchina e sarebbe stata raggiunta dal suo presunto assassino proprio sul cavalcavia dell'autostrada A4, nel territorio di Vigonza. Adesso resta da capire, e sarà l'autopsia a fare chiarezza, se la donna sia stata stordita o abbia perso i sensi dopo essere stata picchiata, prima di essere gettata oltre la recinzione del ponte. L'ipotesi di una lite è confermata dal fatto che, una volta raggiunto dai poliziotti nella sua abitazione, il presunto killer abbia mostrato lividi ed escoriazioni sui polsi, forse proprio i segni di difesa di Giada in quello o in precedenti episodi. Secondo gli investigatori Favero avrebbe, infatti, alzato le mani altre volte sulla compagna, senza che quest'ultima avesse mai sporto denuncia. Adesso l'uomo è rinchiuso in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato. Proprio lui, nel corso dell'interrogatorio al quale è stato sottoposto, avrebbe messo i pm sulla strada giusta. Sarebbero state infatti proprio alcune contraddizioni, anche nella ricostruzione degli orari di quella notte, a insospettire gli agenti. A confermare il suo coinvolgimento nell'omicidio sarebbero anche le immagini delle telecamere puntate sul tratto della A4, in direzione Milano, e dello stesso sovrapasso di Vigonza. In queste ore a dominare è anche lo sgomento, per questo ennesimo femminicidio. «Dobbiamo dirlo con fermezza, insegnandolo a tutti, dai bambini fino agli adulti: la violenza sulle donne è un crimine orrendo commenta il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia -. Siamo di fronte a una catena di sangue che non dobbiamo e non vogliamo considerare interminabile.

Nuovamente ci troviamo di fronte alla sconvolgente notizia di una donna, una giovane mamma, che in una circostanza che poteva sembrare un suicidio sarebbe stata, invece, uccisa dal compagno». Zaia aggiunge che «se confermato, siamo a confrontarci con una morte inquietante che rilancia ancora una volta interrogativi profondi».

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