Giorgetti: "Le crypto nella mani di Trump sono un'arma molto più pericolosa"

Washington studia tariffe differenziate tra gli Stati. Frenata su auto, farmaci e chip

Giorgetti: "Le crypto nella mani di Trump sono un'arma molto più pericolosa"
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«Si parla moltissimo di dazi ma a me preoccupa soprattutto l'utilizzo delle criptovalute, o meglio degli stablecoin, un'arma assai più sottile e insidiosa per riaffermare il signoraggio del dollaro. Sono i due strumenti che l'America usa nella competizione con la Cina. E io sono più preoccupato di questo». Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha commentato così ieri le mosse di Washington lanciando, appunto, un monito sull'uso delle cripto in combinazione con gli imminenti dazi.

Poche ore prima Trump era sembrato frenare sul fronte della guerra commerciale, dopo aver proclamato che il 2 aprile, da lui ribattezzato Liberation Day, sarebbero scattati tutti i dazi, compresi quelli sulle auto. E invece no. La giornata è iniziata con le indiscrezioni del Wall Street Journal secondo cui la Casa Bianca sta restringendo il suo approccio alle tariffe in vigore il 2 aprile, probabilmente omettendo almeno in quella data una serie di dazi specifici per settori come automobili, prodotti farmaceutici e semiconduttori. Verranno invece applicate imposte reciproche su un gruppo mirato di nazioni che rappresentano la maggior parte del commercio estero con gli Stati Uniti. L'amministrazione, ha sottolineato il quotidiano, si sta concentrando sull'imposizione di dazi a circa il 15% delle nazioni con squilibri commerciali persistenti con gli Usa, il cosiddetto «dirty 15», come li ha definiti il segretario al Tesoro Scott Bessent la scorsa settimana. Questi Paesi subiranno dazi significativamente più alti mentre altri potrebbero invece essere soggetti a dazi più contenuti. Nel tardo pomeriggio italiane, a Borse Ue ormai chiuse, è arrivata una mezza conferma alle indiscrezioni del quotidiano finanziario americano. Parlando ai giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha detto che annuncerà nel prossimo futuro tariffe su automobili, alluminio e prodotti farmaceutici, senza però indicare una data. E quindi senza specificare se sarà dopo il 2 aprile. Il presidente ha solo ribadito che gli Stati Uniti avranno bisogno di tutti questi prodotti realizzati in ambito nazionale, soprattutto se ci saranno problemi, guerre comprese. Resta quindi l'incertezza se i dazi entreranno in vigore subito o se ci sarà un margine per negoziare, come stanno già facendo molti Paesi, Italia compresa.

Di certo Trump ieri ha aperto il «fronte del greggio» aumentando la pressione sul regime di Maduro e annunciando sul suo social Truth una «tariffa secondaria» su Caracas, in base alla quale «qualsiasi Paese che acquisti petrolio e/o gas dal Venezuela sarà costretto a pagare una tariffa del 25% agli Stati Uniti su qualsiasi commercio che faccia con il nostro Paese». Il presidente la spiega con «numerose ragioni», tra cui il fatto che il Venezuela ha inviato negli Usa, «intenzionalmente e ingannevolmente, sotto copertura, decine di migliaia di criminali di alto livello e di altro tipo, molti dei quali sono assassini e persone di natura molto violenta».

L'ipotesi di dazi più light e a «due velocità» ha intanto avuto reazioni diverse nelle Borse sulle due sponde dell'Atlantico. A Wall Street gli indici hanno aperto in rialzo e accelerato nel corso della prima parte della seduta mentre le piazze europee hanno archiviato la giornata sotto la parità, tutte appesantite dall'incertezza: a Milano il FtseMib ha ceduto lo 0,16%, il Dax di Francoforte ha perso lo 0,17%, a Parigi il Cac40 ha segnato un -0,26% e Londra un -0,11%.

Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, oggi incontrerà a Washington il rappresentante per il Commercio, Jamieson Greer, e il segretario al Commercio, Howard Lutnick, per portare avanti i negoziati.

Intanto, sull'altro lato della guerra commerciale, ovvero quella della Ue contro la Cina, il Dragone ha deciso di ricorrere all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro i dazi dell'Unione europea sui nuovi veicoli elettrici a batteria provenienti da Pechino.

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