«Da più di un anno dico che Meloni sarebbe diventata la regina d'Europa quando nessuno pensava nemmeno che Trump avrebbe potuto concorrere alle Presidenziali Usa». Il deputato Andrea di Giuseppe, eletto con Fratelli d'Italia nella circoscrizione estera del Nord-Centro America, uno dei tre parlamentari che accompagnerà il presidente del Consiglio alla cerimonia di insediamento del presidente Donald Trump, non ha dubbi sul fatto che la credibilità internazionale della Meloni sia altissima. «Per rendersene conto basta vedere la lista degli invitati all'inaugurazione del secondo mandato di Trump oppure basta ripensare al viaggio a Mar-a-Lago», dice.
Eppure Corrado Augias e altri intellettuali di sinistra hanno sbeffeggiato Meloni per quel viaggio
«Augias e tanti altri scontano una grande ignoranza sul tema Stati Uniti e cadono in luoghi comuni facendo chiacchiere da bar. È evidente che Giorgia Meloni e il presidente Trump condividono dei principi conservatori e sono entrambi anti-convenzionali dal punto di vista dell'etichetta. I tempi di oggi, infatti, non permettono lungaggini che normalmente la politica e la burocrazia hanno sempre avuto. Meloni decide di fare qualcosa, pensa che sia giusto farla e ci mette la faccia. Finora, dal punto di vista internazionale, non ne ha sbagliata una e chi dice il contrario o è in malafede o non sa di che parla».
Ma, quindi, oggi, da Washington chiamano Roma e non Bruxelles?
«Assolutamente. Ormai fa quasi sorridere ripensare alla sinistra che gridava al pericolo fascista' e lanciava l'allarme sulla comunità internazionale non ci avrebbe riconosciuto per l'amicizia tra Meloni e Orbàn e che, quindi, saremo falliti, colpa dello spread salito alle stelle. Per quel che mi riguarda, Giorgia Meloni, oggi e in futuro, sarà l'unico ponte tra l'Europa e l'amministrazione Trump. Ma, attenzione, questo valeva anche sotto l'amministrazione Biden. Sono, inoltre, convinto che avremo grandi vantaggi dai nuovi rapporti bilaterali tra Italia e Stati Uniti».
Questo stretto rapporto tra gli Usa e l'Italia dipende anche dal fatto che la comunità degli italoamericani?
«Noi siamo 17 milioni, la più grande comunità culturale negli Stati Uniti. Abbiamo spostato il risultato di queste elezioni. Oggi il 70% degli italoamericani ha votato per Trump, mentre prima il voto era diviso esattamente a metà tra repubblicani e democratici. Ma non solo. Un terzo degli eletti, in qualsiasi carica istituzionale, è italoamericano».
Dopo la tregua in Medio-Oriente, manca la pace tra Russia e Ucraina. Che ruolo avrà l'Italia?
«Le due guerre ora finiranno molto presto.
La verità è che, per quattro anni, è mancata una stabilità politica ed economica negli Usa e in questo lasso di tempo si è scatenato il putiferio. Con Trump, torneremo ad avere un equilibrio internazionale e l'Italia avrà sicuramente un ruolo nella ricostruzione dell'Ucraina».
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