Una giornata di ordinario delirio nel Movimento 5 Stelle alla Camera. Ore e ore tra capannelli, incontri nei corridoi più angusti, con deputati che sussurrano a voce bassissima per non far carpire i messaggi da orecchie indiscrete. Ma anche confronti all’aperto, nel giardino all’esterno del Transatlantico, proprio per mostrare a tutti che il dialogo è in corso, che c’è fermento e nulla è deciso. E, in questo caso, le frasi vengono scandite ad alta voce, quasi per attirare l’attenzione dei presenti a Montecitorio, di fronte a un vasto uditorio. Con un pensiero fisso, come sospira con amarezza una parlamentare: “La verità è che qua si teme per la poltrona, sempre e comunque. I valori della prima ora sono spariti”. Primum vivere, insomma, pensano gli eletti.
Dopo lo strappo definitivo tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, alla Camera gli eletti del M5S hanno vissuto una giornata caotica e infuocata, non solo per le alte temperature che rendono bollente Roma in queste ore di fine giugno. L’unico punto che sembra mettere tutti d’accordo è la volontà di non tornare sotto il tetto di Rousseau e di Davide Casaleggio, come annunciato da Grillo per la votazione del comitato direttivo.
Buffagni mattatore alla Camera
Ma sono sprazzi di intesa collettiva, per il resto si avanti a drappelli sparsi, con spaccature evidenti. Il mattatore della giornata è stato senza dubbio Stefano Buffagni, ex viceministro allo Sviluppo economico. È stato accolto da un gruppetto di colleghi pentastellati come fosse il messia, una decina di deputati pronta ad ascoltare cosa avesse da dire in vista dell’assemblea in programma in serata. Buffagni ha indottrinato la comitiva, chiedendo di “evitare la conta”. Il motivo? “Convocare a Montecitorio Grillo e Conte” per fare in modo che ci sia un confronto davanti ai deputati, che anche in questa vicenda sono stati largamente ignorati. In questo modo si potrebbe provare a ricucire, individuare una soluzione, che pure sembra complicata.
Parole che però si perdono tra mille dubbi. “Davvero pensate che ci presenteremo compatti per evitare di contarci?”, domanda un deputato. “Temo che faremo la fine dell’Italia dei valori”, afferma preoccupato un altro parlamentare confrontandosi con gli altri e rievocando il tracollo del partito fondato da Antonio Di Pietro. Intanto, gli smartphone vengono compulsati con nervosismo, nell’attesa di qualche informazione salvifica, un’indicazione che possa diradare la confusione che regna sovrana. Ma niente, nessuna ciambella di salvataggio. Così cresce l’irritazione verso i big del Movimento, che tacciono ancora.
L'ora del Grillicidio
“L’incredulità ha lasciato il posto all’ira”, racconta una fonte. E c’è chi preconizza il “Grillicidio”. Dopo aver tanto parlato del Conticidio, ossia la strategia per cacciare l’ex avvocato del popolo da Palazzo Chigi, adesso si adombra l’eventualità che il fondatore del M5S possa restare da solo. “Tantissimi i parlamentari disposti a passare al progetto di Conte”, apprende ilGiornale.it. La stima è di circa 150 eletti, tra Camera e Senato.
Un numero che cresce minuto dopo minuto, in seguito a valutazioni che sono per lo più personali e al probabile annuncio dell'ex premier sulla fondazione di un suo partito. Così tutto torna alle parole della deputata: l’obiettivo è quello di tenersi stretta la poltrona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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