«Per Enrico Letta la crisi dell'Italia è tale che i partiti non possono perdersi nel dibattito agostano e devono accelerare la firma del patto tra progressisti e moderati, che abbia come programma l'«agenda» di Mario... Monti». Eh sì, l'intervista al Corriere della sera che l'allora vicesegretario del Pd rilasciò a Monica Guerzoni è del 7 agosto del 2012, e sembra scritta ieri. Si scrive Monti, si legge Draghi, da un Supermario a un altro. Alè.
Il segretario dem sembra vivere in un infinito Giorno della marmotta. Allora come dieci anni fa il rischio che il Paese decida di affidarsi al centrodestra - d'altronde, le elezioni a questo servono - veniva dipinto come un cataclisma. Basta leggere cosa diceva Letta: «A chi fa i distinguo faccio presente che siamo vicini alla fine del mondo». Addirittura? E quali sarebbero i distinguo? «Dobbiamo costruire un'alleanza di governo larga, da Nichi Vendola a Pier Ferdinando Casini e trovare una exit strategy dalla situazione di catastrofe imminente che abbiamo di fronte. Basta con i purismi, qui c'è da salvare l'Italia».
Oggi al posto dell'agenda Monti c'è l'agenda Draghi, al posto di Vendola c'è Speranza, al posto di Casini c'è Carlo Calenda. O tempora o mores. «L'Italia deve andare avanti in una logica europeista e solo con noi può farlo. C'è bisogno di forze politiche che accettino l'agenda Monti», ripete Letta, che qualche mese dopo suo malgrado - per colpa della non vittoria di Pierluigi Bersani e per il fallimento del progetto di Mario Monti - si troverà a governare anche grazie al vigliacco tradimento contro gli elettori e Silvio Berlusconi. Allora c'era Angelino Alfano e il suo Nuovo centrodestra che Letta considerava «interlocutore credibile e affidabile». L'ennesimo delfino del Cavaliere che si credeva uno squalo e invece era un tonno. Oggi nella tonnara del campo largo che Letta sogna ci sono Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. «Il patto tra progressisti e moderati, che tenga insieme Vendola e Casini, non è il sogno di una notte di mezza estate. Il congresso del Pd è stato costruito su questo obiettivo... Per tre anni siamo stati sbugiardati dagli aedi di altre soluzioni». La fine è nota. Enrico era sereno, poi è arrivato Matteo Renzi e l'ha svegliato dal suo Giorno della marmotta.
Il ritorno al Nazareno deve aver fatto tornare Letta nella stessa catalessi, nello stesso Doppio sogno a occhi bene aperti in cui tutti si alleano con lui in nome «di un primo ministro molto autorevole in Europa», vittima di un «assurdo fuoco amico dall'Italia». A risvegliare Letta ci penseranno gli elettori. Enrico, dormi sereno...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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