Di giorno (quasi) come di sera E Alberta Ferretti fa scintille

Ha sfilato anche Kaia Gerber, figlia di Cindy Crowford Velluto come bandiera di seduzione per Cucinelli

Lucia Serlenga

«La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso» dice Italo Calvino nella prima delle sue lezioni americane dedicate al tema di quella leggerezza che da sempre è cifra stilistica di Alberta Ferretti. Ieri la stilista di Cattolica ha invece intriso di soave consistenza una collezione con peso specifico rilevante sul fronte di una nuova femminilità affermativa messa in risalto dalla bellissima scultura «Gravity» dell'artista Lorenzo Quinn issata nella Rotonda della Besana, location della sfilata, come metafora della donna al centro dell'universo.

«Credo molto in questa collezione pensata per donne di oggi, non omologate» dice la designer prima di mandare in passerella top model di gran carattere, da Kaia Gerber figlia di Cindy Crowford alle sorelle Hadid, a Vittoria Ceretti, sofisticata bellezza bresciana. Una lezione di stile che aggiorna in un dialogo continuo con la contemporaneità i codici della maison: la bellezza dei cappotti e delle mantelle dai nuovi volumi, l'accostamento audace fra denim e piume attaccate manualmente, i bagliori delle paillette usate al rovescio o i cristalli impegnati a illuminare bellissimi abiti da dea. «Le mie muse ispiratrici sono le donne» sottolinea la Ferretti disegnando un guardaroba fatto soprattutto di soluzioni daywear issate su stivali dai tacchi alti e su sandali fatti con cordoni di seta colorati. La vellutata sostanza di Brunello Cucinelli imprime potenti vibrazioni in una collezione tangibilmente di valore. La lezione di stile, anche in questo caso, sta nell'esaltazione della magnificenza artigianale italiana: bellissimi i cardigan a disegni geometrici in velluto di cashmere, alpaca, mohair e macro paillette tricottati a mano. «È una stagione bellissima per noi che abbiamo già tutti gli ordini in casa e in più il gradimento della collezione anche da parte dei media» dice Brunello Cucinelli che per il prossimo inverno ha eletto il velluto come bandiera di seduzione: liscio o specchiato, a coste sottilissime o spesse stile rocciatore, è un vero jolly dal mattino alla sera e in più mette in luce la bellezza dei colori, dal legno al bordeaux, dal lampone al tè rosso fino al blu pavone.

La lezione di stile numero tre la disegna un talento di nome Albino Teodoro ispirandosi alla corrente artistica del Visionarismo contemporaneo visto sotto la lente poetica di chi conosce i segreti della sartoria. «Ho decontestualizzato la mia couture perché una ragazza dei giorni nostri possa indossarla» spiega il designer prima di mandare in scena abiti, pantaloni e gonne in opulenti tessuti jacquard ad alta definizione e in duchesse tecnica portati magari sul dolcevita. Tra i pezzi forti, tutti i cappotti tailoring in panno di puro cammello realizzati con tecniche da alta sartoria e personalizzati con martingala bassa in colori a contrasto. Lezione di stile in chiave Secessione Viennese per Arthur Arbesser, bravissimo designer austriaco che ha guardato con animo gentile al lavoro di Koloman Moser, pittore e designer tra i fondatori della celebre corrente artistica.

E le righe più preziose, attinte da quelle disegnate nel 1902 da Moser e ritrovate nell'archivio storico dell'azienda tessile Backhausen, le ha riproposte negli jacquard di lana e seta. Speciali le stampe con scenari bucolici un bestiario astratto con scimmie, struzzi e cammelli i fiori solidi e materici. Una lezione di buona educazione l'ha data Alessandro Michele, il visionario designer di Gucci, scegliendo di fare la sua conferenza dopo il défilé e non prima per non togliere spazio, sovrapponendosi, alla sfilata di Lucio Vanotti. Il quale distilla freschezza ibridando sportswear e postmodernismo, hip hop e razionalismo, e aprendo una nuova finestra di dialogo tra l'idea di uniforme sia classica sia sportiva e gli indispensabili pezzi basic di un moderno guardaroba.

Filo conduttore: la purezza espressa, per esempio, nell'insieme di camicia a righine azzurre con collo verticale indossata sulla gonna che sembra la sezione di una giacca doppiopetto e sul pantalone entrambi in principe di Galles.

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