Il giudice blogger e i pm del caso Vendola. Ecco chi lotta per avere più trasparenza

La Digeronimo disse che a salvare il governatore era l'amica della sorella e fu spostata. La Forleo voleva indagare sui Ds: trasferita

Il giudice blogger e i pm del caso Vendola. Ecco chi lotta per avere più trasparenza

Ventisette nomi, non tutti notissimi se non agli addetti ai lavori. La pattuglia di toghe che firma l'appello per chiedere a Salvi e Cascini di smentire le accuse di Palamara riversate al direttore del Giornale Alessandro Sallusti nel libro intervista Il Sistema o, in alternativa, di rassegnare le dimissioni, è in buona parte formato da magistrati che da sempre lottano contro il sistema delle correnti. Tra loro ci sono due nomi celebri alle cronache giudiziarie degli ultimi anni, come Clementina Forleo e Desirée Di Geronimo. La prima, nota per essersi occupata dell'indagine sulla scalata a Unipol, finì al centro di aspre polemiche politiche e si vide trasferire dal Csm per «incompatibilità ambientale» con la procura di Milano. La seconda, a Bari, tenne sulla graticola l'allora Governatore Nichi Vendola per la sanitopoli barese, e finì anche lei «attenzionata» dal Csm, in particolare per aver segnalato in una lettera il rapporto d'amicizia esistente tra il giudice che assolse Vendola Susanna De Felice e la sorella del politico pugliese, Patrizia. Digeronimo evitò il trasferimento d'ufficio chiedendo, lei, di lasciare la procura di Bari per gli uffici giudiziari di Roma. «Ho solo firmato un appello che condivido, penso che questo più che mai sia il momento della trasparenza», spiega al telefono al Giornale.

Il Sistema

Ma non sono solo la Forleo e la Digeronimo, in quell'elenco, ad avere nel proprio bagaglio di esperienze un vissuto «problematico» con il Csm, e di sicuro non sono loro le sole con una forte motivazione «anticorrenti». Tra i firmatari dell'appello c'è, per esempio, il magistrato barese Francesco Bretone, che proprio con la Digeronimo firmò quella lettera sulle «amicizie pericolose» dei Vendola che innescò la replica piccata dei colleghi della procura, sotto forma di missiva critica inviata contro i due pm all'Anm nel 2012. Ci sono poi le firme di Milena Balsamo, Carmen Giuffrida e Andrea Reale, le tre toghe che componevano la delegazione che, il 18 settembre 2018, venne ricevuta in via Arenula per portare al Guardasigilli un appello per «la liberazione del Csm dalle correnti», firmato da loro e da altri 103 colleghi. Reale, tra l'altro, è membro dell'Anm, eletto con la lista «Articolo 101», che si autodefinisce «formazione spontanea di magistrati» ed è fortemente anticorrenti.

Vi fanno riferimento molti dei firmatari, tra gli altri Giuliano Castiglia, Giovanni Favi, Pietro Murano. Tra i firmatari anche il magistrato romano Nicola Saracino, «firma» del blog delle toghe non allineate, spesso caustico contro Csm e «Sistema».

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