Londra. L'incoronazione di Carlo III è stata l'epitome del cambiamento che ha interessato il Regno Unito negli ultimi 70 anni, da quando Elisabetta II fu incoronata regina. La perdita di un impero immenso, troppo grande per essere sostenuto, ha lasciato in dono i semi per rinnovare la linfa vitale di un Paese stremato dalla guerra. Durante la cerimonia, al momento del giuramento di difendere la Chiesa d'Inghilterra, è stato fatto riferimento a una società in cui le «genti di tutte le fedi e credenze possano vivere libere». Una variazione rispetto al cerimoniale, doverosa in un Paese il cui primo ministro è hinduista, figlio di indiani; la ministra degli Interni buddista, figlia di un cattolico keniota e una mauriziana indù; il sindaco di Londra, figlio di immigrati pakistani, musulmano, come il nuovo premier scozzese; il ministro degli Esteri, figlio di una keniota; la ministra del commercio, di origini nigeriane.
Il Paese che Carlo III ha giurato di servire non ha problemi endemici con il razzismo, nonostante la Brexit e le letture distorte che ne sono state fornite; negli ultimi decenni è diventato enormemente ricco mentre il classismo, per quanto presente, si è attenuato. Una società sempre meno legata al passato e alla tradizione, per quanto ne subisca ancora enormemente l'attrazione, che inizia a interrogarsi sul ruolo della monarchia. Ne sono prova la crescente disaffezione popolare (60% i favorevoli, secondo YouGov, ai minimi storici) e le proteste di ieri lungo il percorso della processione regale, dove 52 attivisti repubblicani sono stati arrestati dalla polizia. Portavano magliette e cartelli a favore della repubblica, intonavano canti contro la monarchia. L'azione della polizia è stata molto criticata dagli attivisti che si sono detti privi di qualsiasi intento violento. Trovati in possesso di strumenti per legarsi fra di loro e creare catene umane, hanno protestato che in realtà servivano solo per supportare i cartelli. E hanno accusato la polizia di venir meno ad accordi informali che avrebbero garantito loro di esprimere il dissenso. Anche animalisti e ambientalisti sono stati fermati dalle forze dell'ordine, tutti pronti ad approfittare dell'evento mondiale per dare risonanza alle proprie cause.
La rigida prevenzione della polizia inglese, che aveva twittato a inizio settimana che avrebbe avuto una tolleranza molto bassa, ha scatenato la protesta di gruppi per la difesa dei diritti civili. Al centro delle critiche è finita la nuova legge sull'ordine pubblico approvata dal governo, che aumenta i poteri della polizia per prevenire proteste che blocchino strade e vie di comunicazione. «È incredibilmente allarmante. Questo è un qualcosa che ci si aspetterebbe di vedere a Mosca, non a Londra», ha dichiarato roboante Yasmine Ahmed, direttore di Human Right Watch Uk.
Questo è fascismo, l'immancabile grido di protesta di Animal Rising. No, non c'è nemmeno un problema di deriva autoritaria nel Regno Unito, come dimostra la débâcle alle elezioni amministrative del partito conservatore al governo.
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