Conte in versione call-center: "Così elemosina voti in Senato"

Al termine delle comunicazioni, il premier ha ripreso con l'ultimo giro di telefonate per tentare di convincere i voltagabbana

Conte in versione call-center: "Così elemosina voti in Senato"

Per Giuseppe Conte si avvicina l'ora X ma, finché i voti non saranno espressi, da Palazzo Chigi considerano la partita ancora aperta. La quota dei 161 voti sembra ormai una chimera per il presidente del Consiglio, che dopo aver terminato la comunicazione al Senato non ha interrotto il suo lavoro di ricerca dei voti tra i "volenterosi". Il Corriere della sera rivela che Giuseppe Conte avrebbe trascorso la pausa pranzo al telefono nel tentativo di convincere gli ultimi dubbiosi a stare dalla sua parte.

Gli umori a Palazzo Chigi sono piuttosto altalenanti dalle parti della maggioranza. Si alternano momenti di euforia in cui c'è qualcuno che vede il traguardo dei 161 voti a un soffio dall'essere raggiunto e poi ci sono quelli che, invece, per scaramanzia o per bluff, ritengono che alle votazioni di oggi non si andrà oltre i 154 voti. Strategia? Forse. Intanto Giuseppe Conte non si stacca dal suo telefono: vuole convincerne quanti più possibili ma adesso, a poche dal voto, i corteggiati alzano la posta. La forbice si è ristretta e, le previsioni più probabili, dicono che il governo oscilla tra i 154 e i 158 voti. In entrambi i casi non raggiungerebbe la maggioranza assoluta e, quindi, il governo sarebbe sempre "azzoppato" e sul ciglio del precipizio. Anche perché ci sono senatori che voteranno la fiducia a Conte pur riservandosi il diritto di valutare di volta in volta il proprio voto, come ha dichiarato Mario Monti. Questa condizione non garantisce la tranquilità necessaria a Giuseppe Conte per guidare il Paese e portare avanti riforme e progetti, perché il rischio di non ottenere la maggioranza in Senato nei mesi che verranno è molto alto.

Il Corsera riferisce che nelle ultime ore si è fatta strada tra i corridoi di Palazzo Chigi anche l'ipotesi delle dimissioni, una strada che finora sembrava non essere presa in considerazione da Giuseppe Conte. "Sotto una certa soglia Conte sale al Quirinale...", si mormora oggi. Quale sia sia questa soglia, però, al momento non è dato saperlo. Tuttavia, un obiettivo la maggioranza sembra averlo fissato e visto che quello dei 161 voti non sembra ormai più raggiungibile, Giuseppe Conte vuole che "il distacco con le opposizioni sia di almeno 18 voti".

Nel caso in cui nemmeno questo obiettivo venisse raggiunto, nelle stanze di Palazzo Chigi si fa largo lo scenario peggiore per la maggioranza, perché se questo gap fosse "il rischio di precipitare verso il voto anticipato è reale".

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