La verità mi fa male lo sai, cantava Caterina Caselli. Forse Proust aveva ragione, le canzoni sono la storia sentimentale di un popolo. Se togliamo i sentimenti e andiamo secchi alla storia, l'Italia non è certo un paese che ama la verità. Berlusconi la chiede come risarcimento delle ingiustizie subite, ma rischia di ricevere l'ennesima ferita. Ho dedicato molte inchieste del mio Top secret ai buchi neri della nostra nazione, Moro, Ustica, Pasolini, solo per fare degli esempi. Nessuna verità del tutto accettabile ancora oggi. Tutto sfugge all'infinito, sia nel tempo breve della cronaca, che in quello lungo della storia, quando le confessioni tardive, l'accesso ai documenti, le rivelazioni possono almeno permettere una ricostruzione «veritiera».
In questo caso, ovvero l'intera vicenda giudiziaria del Cav, la materia è ancora troppo calda e la cronaca ha già fallito per motivi deontologici. Il dominio del Giudiziario, inteso come complessiva narrazione di potere, non avrebbe avuto il sopravvento sul Politico da Tangentopoli in poi se non ci fosse stato l'appoggio della narrazione mediatica. Per i giornalisti la verità non è solo una semantica metafisica, ma un dovere della prassi morale kantiana. Per le fake news si parla sempre più spesso di algoritmi, ma la categoria dell'onestà intellettuale è interna alla soggettività, è umana, troppo umana forse. Anche per i magistrati la verità dovrebbe essere la stella polare, ma troppe volte abbiamo visto questa stella cadere per terra in mille pezzi.
Per ridare a Berlusconi la verità almeno specifica sul processo dei diritti Mediaset, la giustizia italiana dovrebbe mettere in discussione se stessa. Non mi sembra di vedere queste aperture: su una vicenda clamorosa come quella di Palamara, nessun provvedimento strutturale. Siamo pieni di paradossi, viene arrestato Fede a 89 anni mentre festeggia il compleanno con la moglie, e si manda a casa il boss dei casalesi Zagaria per una mail sbagliata. Neanche la Stampa bellezza, tranne pochi casi, sembra ravvedersi e avere la voglia di riaprire le inchieste. Allora vorrei fare una provocazione. Anziché un'astrazione, la verità, bellissima ma irreale, Berlusconi chieda al centrodestra di candidarlo come presidente della Repubblica. Mattarella, se vuole cancellare i sospetti su Napolitano, ridia la democrazia a questo paese e lo mandi a votare, anche con una legge proporzionale. Saranno gli italiani a scegliere chi deve portarli fuori dalla crisi spaventosa causata dal Covid e, secondo le regole della rappresentanza politica, chi deve eleggere il capo dello Stato.
Chissà magari con Salvini premier, ci sarebbero anche le condizioni, tecniche e culturali, per una riforma della giustizia che la stessa Europa ci chiede da anni. Le provocazioni spesso rimangono lettera morta, ma qualche volta...
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