Milano. Chiede «trasparenza» Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, e accusa la Regione di aver «secretato» i dati sui decessi. La Regione spiega tutto, e Gori insiste. Ma è un'altra polemica «alla Gori» (o alla Sala) questa sollevata ieri, tipica di chi è troppo «moderato» per partecipare apertamente a una grossolana opera di discredito della Lombardia, ma non intende rinunciare a lanciare, ogni tanto, il suo schizzo di fango. Una polemica pretestuosa insomma, perfettamente in linea con quelle che i sindaci Pd dei capoluoghi lombardi hanno imbastito nelle settimane scorse, anche nei momenti di maggior difficoltà della Lombardia. Interventi ad alto tasso di visibilità ma con poca sostanza, come quello costruito sulle «famose» domande del 2 aprile, che si aprivano con una improbabile questione relativa alla mancanza di mascherine, competenza notoriamente a carico del governo. Anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, non ha disdegnato qualche stoccata in direzione di Palazzo Lombardia, salvo poi indispettirsi - due giorni fa - per la presentazione di un esposto da parte di un assessore regionale, Riccardo De Corato, sulla nuova pista ciclabile di corso Buenos Aires, importante arteria cittadina. «Una svolta profondamente negativa nella relazione fra Regione e Comune» ha tuonato Sala, che evidentemente concepisce la lealtà istituzionale come dovere a senso unico.
Un po' come il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, altro sottoscrittore delle suddette domande, una delle quali verteva sulle Rsa. Ai primi di aprile Galimberti compariva in Rai, intento ad attaccare Fontana pontificando sugli «errori» commessi in Lombardia. Un mese dopo, invece, lo si poteva vedere - imbarazzato - dare spiegazioni su «Cremona solidale», l'azienda tutta comunale che - si è scoperto dopo - aveva applicato proprio la vituperata (dal Pd) delibera regionale sulla Residenze sanitarie.
Ma la polemica del giorno di Gori verteva, come detto, sui dati dei decessi. «Leggo che in Lombardia ci sono stati 32 decessi per Covid - ha scritto il sindaco - Non si sa però dove, in quale provincia, perché la Regione non comunica più i dati divisi. Da quando abbiamo segnalato che i decessi reali erano molti di più di quelli ufficiali, hanno secretato i dati per provincia». Secretare i dati: vengono accusati anche di questo gli amministratori regionali. Sostanzialmente è l'accusa che la Fondazione Gimbe ha rivolto a Palazzo Lombardia, ottenendone in cambio una querela. A Gori la Regione ha risposto pazientemente, spiegando che quanto dice è «privo di qualsiasi fondamento», visto che «la diffusione dei dati è sempre la stessa». Non si sta parlando della comunicazione pubblica, ma di quella rivolta alle istituzioni.
La Regione, come tutte le altre, comunica i dati (gli stessi delle altre) a Protezione civile, ministero e Istituto superiore della sanità, e se il Comune di Bergamo - solo quello - lamenta di non averli, non dipende dalla Regione. Dopo una conferenza stampa congiunta con Fontana sui test sierologici a tappeto, Gori ha insistito, e la Regione lo ha gelato: «Se invece di esternare su Twitter si fosse rivolto alla prefettura...».
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