Milano. Si ricomincia. Neanche il tempo di esultare per la conferma che gli elettori lombardi gli hanno assegnato con la schiacciante vittoria del 12-13 febbraio, e per Attilio Fontana ricomincia la graticola. Non si può dire che sia sorpreso il governatore lombardo, per essere finito fra i venti indagati per la mancata «zona rossa» della Val Seriana, come risulta dalla chiusura delle indagini condotte dalla procura bergamasca. Ma è allibito. Arriva a Roma per la Conferenza Stato-Regioni e per una serie di incontri sulla formazione della giunta. E quando arriva, fa sapere di non aver ancora «visto le carte». «Questa è la curiosità della giustizia italiana» commenta amaro.
Irritato, questo sì, per aver appreso la notizia dai giornali, come del resto gli altri. Lo dice chiaro e tondo. Da meno di 24 ore ha saputo di essere indagato. «Lo hanno detto a tutti - sottolinea - a tutto al mondo, tranne che a me. Ne prendo atto, vedrò di capire per cosa sono accusato e ci difenderemo nelle opportune sede». «Non ho ancora ricevuto l'avviso di garanzia - risponde ai giornalisti - quindi se lei mi chiede di che cosa sono indagato, rispondo non lo so, al di là di quello che hanno scritto i giornali. Ero stato sentito due anni fa circa come testimone, poi non ho saputo più nulla». «Al di là della correttezza, per me quell'atto deve arrivare con avviso di garanzia notificato in plico chiuso». Nel merito, Fontana si mostra sicuro: «Non ho nessun tipo di problema ad affrontare questo processo - sottolinea - tra l'altro ho letto anche valutazioni strane sul processo medesimo da parte dei pubblici ministeri ma questo sarà oggetto di future discussioni». Ma il suo legale Jacopo Pensa, in un testo di riflessioni, osserva che le parole dei pm «ancora una volta», «manifestano la vocazione dei magistrati alla supplenza nei diversi campi del vivere civile».
L'ipotesi della procura è che Fontana abbia «omesso di adottare misure di contenimento e gestione appropriate» dell'emergenza, nei primissimi giorni dell'epidemia. Ma il presidente, parlando alla Radio, ribadisce le sue (e non solo sue) convinzioni sul potere istitutivo della «zona rossa» nei Comuni più flagellati. «Quando si tratta di emergenza pandemica - spiega a Radio Anch'io - la competenza è esclusiva dello Stato secondo la Costituzione, non secondo me. E poi se avessi emesso l'ordinanza con chi l'avrei fatta eseguire? Non ho a disposizione né l'esercito né i carabinieri». «La ministra Lamorgese - ricorda, parlando della prima ondata dell'epidemia - emise un provvedimento che diceva guai a voi se volete sovrapporvi con iniziative sulle cosiddette zone rosse perché è competenza dello Stato.
Allora Il ministro Boccia disse una frase famosa: In questi casi lo Stato non interviene, lo Stato comanda». «Non penso - conclude - di poter prendere provvedimenti in contrasto con il Governo e quindi con l'Istituto superiore di Sanità».
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