Il governo Meloni sbarra la strada al governatore uscente della Campania Vincenzo De Luca per il terzo mandato. Ma la Lega si smarca e si astiene in Consiglio dei ministri sulla decisione di ricorrere in Corte Costituzionale contro la legge regionale campana sul terzo mandato. La decisione viene formalizzata dal ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli nel corso della riunione dell'esecutivo alla quale non hanno partecipato Salvini, Tajani e Piantedosi. «Il ministro Calderoli ha rimesso al Consiglio dei ministri la decisione sulla legge della Regione Campania relativa al terzo mandato. Come è noto, nel Cdm non è previsto il voto. Altrettanto nota, infine, è la differenza di opinioni che su questo tema c'è tra le forze di maggioranza. Non a caso, durante la riunione, il ministro Calderoli ha sottolineato di essere favorevole, come la Lega ha sempre ribadito, a una modifica della legge nazionale su cui però, al momento, non c'è intesa» riferiscono fonti del Carroccio. Il ricorso contro la Campania apre un tema politico nel centrodestra tra gli alleati. La Lega spingeva per il no, per consentire un'eventuale ricandidatura di Luca Zaia in Veneto. Ma anche in Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga è al secondo mandato che scadrà nel 2028. Le parole più dure arrivano dall'ex ministro del Carroccio Erika Stefani: «In Veneto la Lega non si conta ma si pesa. Noi abbiamo dimostrato di saper governare con un amministratore difficilmente sostituibile che ha raggiunto ottimi risultati che rappresentano un buon credito, per me questo vale a costo di andare avanti da soli». A premere per il ricorso contro De Luca sono stati gli altri due partiti del centrodestra: Forza Italia e Fratelli d'Italia. Una decisione ormai presa da giorni e anticipata a Meloni nella conferenza con la stampa parlamentare: «Partendo dal caso della Campania c'è un tema di metodo. Gli uffici di palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione per gli approfondimenti per capire, in base all'articolo 122 della Costituzione, se la questione sia una questione che compete allo Stato nazionale o se le Regioni siano in grado o siano nella facoltà di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi la materia di competenza dello Stato nazionale, ed è la ragione per la quale nel Cdm noi impugniamo la legge regionale della Campania». Il caso Campania rischia di provocare scossoni anche nel Pd. De Luca medita una mossa a sorpresa: le dimissioni e il voto entro febbraio. Un blitz per bruciare la segretaria Elly Schlein che ha già deciso di non ricandidare lo sceriffo di Salerno. Dal Nazareno esce allo scoperto il commissario campano Antonio Misiani che precisa: «La posizione contraria del Partito democratico sul terzo mandato per i Presidenti di Regione è chiara, nota da tempo e vale in tutto il Paese, a prescindere da qualunque valutazione del Governo sull'impugnazione della legge regionale campana nel Cdm di oggi». Per oggi alle 11 il governatore della Campania ha convocato una conferenza stampa. Circola con insistenza l'ipotesi delle dimissioni. L'altra ipotesi è un rimpasto di giunta, per far fuori tutti gli assessori in quota Pd. Tutti gli scenari sono aperti.
Ritornando in casa
Lega non c'è solo il tema Zaia a tenere banco. Il generale Roberto Vannacci, europarlamentare del Carroccio, continua il tour per radicare il movimento Un Mondo al contrario. Sul tavolo c'è l'ipotesi di una lista autonoma.
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