Il rinvio era nell'aria fin dalla tarda mattinata. Tanto che, entrando dall'ingresso posteriore di Palazzo Chigi per prendere parte al vertice convocato da Mario Draghi, è lo stesso ministro della Sanità, Roberto Speranza, a dire che «difficilmente ci saranno novità in serata», perché l'intenzione è «attendere e valutare anche i dati sui contagi delle prossime ore». E lo stesso identico ragionamento lo fa, qualche minuto dopo davanti a Montecitorio, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà.
Così, dopo un'ora e mezza di riunione tra i rappresentanti del governo e quelli del Cts, si decide di soprassedere. Anche perché - pur essendosi decisamente assottigliata la pattuglia dei cosiddetti rigoristi rispetto al Conte 2 - resta il solito dualismo. C'è chi, come Speranza e il ministro della Cultura Dario Franceschini, predica cautela estrema e propende per misure simili a quelle del periodo di Natale. Mentre gli esponenti di Lega e Forza Italia (alla riunione ci sono i ministri Giancarlo Giorgetti e Mariastella Gelmini) insistono per «conciliare» la tutela della salute con quella dell'economia. Insomma, sì a una decisa stretta, ma senza misure omogenee su tutto il territorio nazionale e provando a lavorare sulle ormai celebri fasce.
Al vertice - che è una sorta di Consiglio dei ministri ristretto - partecipano anche il titolare dell'Economia Daniele Franco, delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, della Famiglia Elena Bonetti, dell'Istruzione Patrizio Bianchi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, il segretario generale e il capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa e Antonio Funiciello, oltre a Silvio Brusaferro (Iss) e Franco Locatelli (Css). A presiedere, ovviamente, Draghi. Che invita i presenti alla coesione, spiegando che per mettere in sicurezza il Paese è necessario chiedere ai cittadini «un ultimo sforzo fino a Pasqua». Il premier insiste sul fatto che questa volta i sacrifici saranno accompagnati da interventi economici e sanitari decisivi, cioè dagli attesi ristori e dai vaccini. È proprio questo che l'ex presidente della Bce avrebbe in animo di dire domani, quando in mattinata visiterà il centro vaccinale anti-Covid dell'aeroporto di Fiumicino. Un luogo simbolo non solo dell'emergenza sanitaria, ma anche della risposta dello Stato alla pandemia. L'occasione perfetta per parlare per la seconda volta in pubblico da quando è premier (escludendo il video-messaggio registrato per la festa della donna) e anticipare al Paese non solo l'imminente stretta, ma anche il nuovo piano vaccinale di massa del governo (sono sei milioni le dosi già somministrate) e l'imminente arrivo dei ristori.
Anche per questo, dunque, Draghi chiude la riunione decidendo per un «supplemento di riflessione». Si attende la giornata di oggi per «esaminare i nuovi dati sulla diffusione del contagio» e per gli approfondimenti del caso con le Regioni. Sempre per oggi, alle 14.30, è infatti in agenda la Conferenza unificata, convocata dal ministro per gli Affari regionali Gelmini e a cui parteciperà anche Speranza (che terrà un'informativa sui vaccini). Poi, domani, il Consiglio dei ministri - recita una nota di Palazzo Chigi - «valuterà l'adozione di eventuali misure». Che, in verità, appaiono scontate. Perché, spiega più d'uno dei presenti alla riunione, «certamente una stretta ci sarà».
Le misure, però, non entreranno in vigore prima di lunedì, confermando l'annunciata discontinuità rispetto al passato per cui nessuna restrizione sarà last minute. Quasi certamente, dunque, almeno per questo week end non ci sarà il paventato lockdown.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.