"Ecco dove ha sbagliato Conte". Così Casini smonta Giuseppi

Per il senatore Pierferdinando Casini il premier Conte ha perso tempo "facendo un errore enorme, con una caccia ai voti degradante e, per giunta, fallita"

"Ecco dove ha sbagliato Conte". Così Casini smonta Giuseppi

Non aver presentato le dimissioni "il giorno dopo l'uscita dal governo delle ministre di Italia Viva" è stato il più grave errore commesso da Giuseppe Conte nel corso della crisi. La critica nei confronti del premier arriva non da un esponente dell’opposizione bensì da Pierferdinando Casini, senatore della maggioranza del gruppo Per le Autonomie. L’ex presidente della Camera, intervistato dalla Stampa, ha sottolineato che Conte ora potrebbe pagare il suo azzardo a caro prezzo: se il premier persevera nel cercare i numeri, attraverso il sostegno dei "costruttori", allora rischia davvero di non tornare più a palazzo Chigi.

L’ex leader del Ccd ha ammesso di aver suggerito al premier di dimettersi subito dolo lo strappo di Iv: con questa mossa la responsabilità della crisi sarebbe ricaduta interamente su Matteo Renzi. Conte, però, non lo ha fatto ed ora "anche lui è parte del problema, ha perso credibilità, deve smetterla di cincischiare". Casini ha, poi, sottolineato che il premier ha perso tempo prezioso per cercare "responsabili" in Parlamento, peraltro con scarso successo. "Una ricerca improbabile, più continua a insistere e più rischia di non fare un altro governo. Ha buttato via 15 giorni, facendo un errore enorme, con una caccia ai voti degradante e, per giunta, fallita. Si è delegittimato agli occhi dell'opinione pubblica, le sue ragioni non sono emerse, perché l'aritmetica non è mai politica".

Ma non tutto è perduto. Per Conte, infatti, vi sarebbe un’altra chance per restare in sella. Secondo l’ex presidente della Camera se il premier dimissionario dovesse ricevere l'incarico dal presidente della Repubblica allora non potrebbe faro altro che adoperarsi "per recuperare il rapporto con Renzi, che è poi l' unico modo per allargare decorosamente la maggioranza". "Dico decorosamente- ha aggiunto- perché i nomi e le storie politiche hanno la loro importanza: ad esempio, persone come Romani, Quagliariello o Carfagna non potevano accettare di prestarsi a un'operazione politica di questo tipo».

Conte e Renzi se ne sono dette tante negli ultimi giorni. Anche usando toni molto duri. Eppure per Casini è possibile che i due contendenti possano tornare a dialogare, quasi come se niente fosse accaduto. "La cosa fondamentale è la politica, che va oltre i risentimenti e le antipatie. Bisogna superare i personalismi nell' interesse nazionale", ha spiegato il senatore che ha ricordato quanto accadeva nella cosiddetta Prima Repubblica: "Andreotti e Fanfani si odiavano, hanno litigato per una vita. Craxi e De Mita certo non si amavano, eppure hanno fatto governi insieme. E poi il ritorno da Renzi per Conte è l'unica strada percorribile".

Conte, spinto dai sondaggi a li favorevoli, magari potrebbe tirarsi fuori e puntare sul ritorno al voto. Una possibilità che stuzzicherebbe il premier. Ma questa strada presenta i suoi ostacoli: "Le elezioni non le può ottenere, non sono una scappatoia automatica, è bene che il premier lo abbia chiaro", ha avvertito Casini. Per di più vi è un altro punto importante che il premier non deve trascurare: in Parlamento quasi nessuno vuole il voto anticipato. "Se Conte si fa da parte, arriverà un altro al suo posto. Nella mia lunga esperienza politica ho imparato che nessuno è insostituibile e non esistono salvatori della Patria: dopo Conte non c'è certo il diluvio”, ha affermato ancora Casini.

Il tempo per torvare una soluzione, però, stringe. Oggi iniziano le consultazioni. L’auspicio dell’ex presidente della camera è che nasca un governo di unità nazionale, "la soluzione migliore per il Paese con una base larga e solida". Ma i desideri si scontrano con la difficile realtà. Lo stesso Casini, infatti, ha ammesso che tale auspicio ha poche possibilità di concretizzarsi in quanto "si devono consumare diversi passaggi, a quella soluzione non ci si arriva per caso. Non mi pare ci siano, invece, i presupposti per governi tecnici". Per di più su un governo di larghe intese, ipotizzato anche da Forza Italia, vi è il "no" di Lega e Fdi.

Il centrodestra, diviso sul governo di unità nazionale, ha deciso di andare al Quirinale per le consultazioni come delegazione unica. La mossa ha stupito Casini che vede in questa mossa due possibilità: "O Berlusconi ha convinto Salvini e Meloni a fare una proposta inedita, che superi l'arroccamento del centrodestra sulla richiesta di elezioni e basta, oppure Berlusconi si è piegato e andrà a dire a Mattarella quello che vogliono gli altri due".

Forse dietro l’unità della coalizione ci potrebbe essere una possibile promessa per sostenere la candidatura del Cavaliere al Quirinale. Nulla di concreto tanto che Casini, su questo domanda, si mostra cauto: "Sappiamo cosa diceva Andreotti sul fatto di "pensar male".

Di certo, con i numeri del centrodestra, Berlusconi ha più probabilità di fare il presidente della Repubblica di molti altri nomi che circolano". Ma per pensare al successore di Sergio Mattarella c’è tempo. Ora è necessario trovare un accordo sul governo.

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