Il segno tangibile che l'Europa ha deciso di sostenere l'Italia anche ora che il contagio da Coronvirus ha colpito tutti gli stati dell'Unione senza eccezioni. La Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha reso pubblica ieri la sua proposta sul piano Sure, un passaggio necessario prima che il Consiglio dell'Ue avvii la cosiddetta cassa integrazione europea.
La proposta che l'esecutivo di Bruxelles sottoporrà agli stati dell'Ue attribuisce all'Italia la fetta più grande degli 81,4 miliardi del meccanismo messo in campo per tamponare gli effetti sul mercato del lavoro della pandemia e dei lockdown nazionali.
Nella ripartizione proposta dall'esecutivo europeo, all'Italia toccano 27,4 miliardi di euro, la quota più alta. Unica situazione comparabile è quella della Spagna con 21,3 miliardi. Seguono paesi con economie meno pesanti. Ad ampia distanza c'è la Polonia (11,2 miliardi) e il Belgio (7,8 miliardi). In proporzione, alto anche il contributo per la Romania: 4 miliardi. Nella lista dei beneficiari non c'è la Germania, ma nemmeno la Francia. La scelta è stata quindi quella di sostenere i mercati del lavoro ritenuti più fragili e meno in grado di reagire dopo la pandemia.
L'importo complessivo è un po' inferiore rispetto a quello previsto (100 miliardi massimo), per l'esclusione delle economie più forti. Il meccanismo è confermato. Il piano Sure si baserà per il 25% su garanzie volontarie fornite dagli stati membri. I prestiti sono concessi dall'Ue agli stati a condizioni favorevoli, finanziati da obbligazioni europee con scadenza a 15 anni che avranno un tasso simile a quello dei Bund tedeschi.
Per l'Italia un risparmio nella spesa per interessi che il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha quantificato «in oltre 5,5 miliardi». Previsioni molto simili a quelle che sono state fatte sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità (sei miliardi di euro 10 anni), al quale il governo non intende però aderire per il veto posto dai Cinque stelle. «Lo Sure che oggi tutti festeggiano funziona esattamente come i 35 miliardi del Pandemic Crisis Support (su cui c'è un assurdo veto)», ha protestato Luigi Marattin, esponente di Italia Viva e presidente della Commissione Finanze della Camera. Sul fronte opposto il M5s ha tenuto a precisare che il sostegno del movimento allo Sure «non va inteso come un'apertura sul Mes».
Le pressioni per aderire alla nuova linea di prestito del «salva stati» sono forti e trasversali. I sindacati al completo, le associazioni imprenditoriali. E le opposizioni, a partire da Forza Italia che ieri con il vicepresidente Antonio Tajani ha chiesto al governo «di utilizzare i 37/38 miliardi del Mes per migliorare la sanità anticovid anche nelle scuole e nei trasporti».
I prestiti agevolati dello Sure non serviranno per nuove spese, ma a finanziare il deficit accumulato per misure già adottate che riguardano il lavoro. L'acronimo sta per «State sUpported, Short TimE work» (lavoro ridotto finanziato dallo stato) e infatti i prestiti servono principalmente a finanziare le riduzioni dell'orario di lavoro come alternativa agli esuberi. Quindi in Italia principalmente la Cassa integrazione estesa, prevista dai decreti varati dal governo negli ultimi mesi.
Il piano europeo si rivolge
espressamente anche ai lavoratori autonomi. Il governo farà rientrare tra le misure finanziate anche gli aiuti a fondo perduto ai professionisti, ma anche il bonus baby sitter, che serve a sostenere le famiglie di lavoratori.
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