È un governo schizofrenico: oscilla tra fiducia e sfiducia

Renzi: «Se quelli insistono, l'Italia perderà un pessimo Guardasigilli e tornerà a divertirsi con Dj Fofò»

È un governo schizofrenico: oscilla tra fiducia e sfiducia

I l governo e quel che resta della sua coalizione - cioè Pd, grillini e Leu si arrovella da giorni sul teorema bislacco del come far entrare la nuova normativa sulla prescrizione uscita dal vertice della scorsa settimana nel decreto Milleproroghe. Problema non da poco perché bisogna far convivere la riforma di uno dei capisaldi del nostro ordinamento giudiziario con tutte le mance e mancette che i parlamentari non sono riusciti a ficcare dentro la legge di bilancio: dai finanziamenti per il festeggiamento del centenario del Pci ai fondi per il teatro Eliseo per i quali l'ex parlamentare attore Luca Barbareschi presidia da giorni la Commissione Bilancio. Insomma, in quel provvedimento la nuova normativa sulla prescrizione ci sta come i cavoli a merenda, per cui i ministri Franceschini e D'Incà si stanno industriando non poco per convincere il presidente della Camera, Roberto Fico e, indirettamente, il Quirinale a rendere ammissibile un connubio che potrebbe rappresentare il gradino più basso nelle tante acrobazie impossibili e indicibili - che hanno caratterizzato la nostra storia parlamentare. Obiettivo dichiarato: porre la questione di fiducia sul decreto Milleproroghe e mettere in un angolo Renzi per costringerlo a votarlo.

L'altro, quello che vogliono far passare come il discolo, il Gianburrasca della maggioranza giallorossa, appunto Renzi, non ci pensa proprio a mollare anche perché alla battaglia per il garantismo ci crede, senza contare che è uno degli argomenti che potrebbe accreditarlo presso l'elettorato moderato. Per cui per resistere, per non cedere, ne inventa una più del diavolo. Se Conte, Zingaretti, Franceschini e compagni vogliono costringerlo a votare la fiducia alla Camera, dove peraltro il suo voto sarebbe ininfluente visto che l'altro pezzo della maggioranza in quel ramo del Parlamento sarebbe autosufficiente, lui è pronto ad aprire un altro fronte al Senato dove i senatori di Italia viva pesano, eccome, per la tenuta della coalizione. Così ieri ha annunciato che è pronto ad utilizzare l'arma atomica: «Io non so cosa vogliano fare, ma se intendono andare avanti inserendo quell'emendamento nel Milleproroghe e ponendo la fiducia sul provvedimento, non hanno capito che finisce male. Intanto non credo che il Quirinale accetti una soluzione di questo tipo. Ma se così non fosse, noi, ancora prima di vederci recapitare il Milleproroghe con la prescrizione dentro e la fiducia annessa, presenteremmo al Senato una mozione di sfiducia individuale contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Vorrà dire che l'Italia perderà un pessimo ministro della Giustizia, mentre Firenze potrà divertirsi con un ottimo Dj, quello che alle cronache è noto come Dj Fofò». L'ex segretario del Pd è sicuro che l'esito sarebbe questo, dato che per far fuori il Guardasigilli i voti di Iv si sommerebbero a quelli dell'opposizione. «Non credo aggiunge ancora - che qualche senatore di Forza Italia abbia la faccia di correre in soccorso di Bonafede sulla giustizia. Ecco perché continuo a ritenere che la via più semplice e meno pericolosa per tutti sia quella del rinvio prevista nell'emendamento Annibali. Altrimenti ci divertiremo: io non mollo di un centimetro. Altro che nomine!». Un'ipotesi che già si è fatta largo nel centrodestra. «In questa battaglia promette il leghista Claudio Durigon con Renzi tutta la vita. Se poi sfiducia Bonafede, la battaglia può anche diventare simpatica».

Una fiducia alla Camera, una sfiducia al Senato, siamo di fronte ad un governo «schizofrenico»: sull'esecutivo pesa la pretesa grillina di irrigidirsi su battaglie identitarie che rischiano, però, di mettere in discussione l'identità dei partner di governo. Un atteggiamento che aveva già prodotto soluzioni demenziali nell'esecutivo gialloverde con la Lega. Come quella di approvare una legge, appunto quella sulla prescrizione, che sarebbe dovuta entrare in vigore - questi erano gli accordi nella maggioranza di allora insieme alla riforma del processo penale: alla fine la riforma del processo penale è rimasta al palo ed è entrata in vigore solo quella sulla prescrizione, mettendo le basi del patatrak di oggi. Insomma, il «virus» letale che ha portato alla morte del governo gialloverde, ha contagiato il governo giallorosso. E il virus è l'incapacità dei 5stelle sospesi tra la filosofia del «vaffa» di un tempo, la loro congenita incompetenza e le esigenze di governo di oggi - a mutare. Gratta gratta alla fine i limiti escono fuori, si parli di prescrizione, di concessioni Autostrade o di Tav. Per cui gli alleati del momento ieri i leghisti, oggi il Pd debbono farsi carico sull'altare della governabilità dei comportamenti, delle reazioni grilline, come le maestre delle scorribande degli alunni nelle scuole elementari. «Nel movimento confida il sociologo Domenico De Masi ci saranno non più di quattro persone intelligenti e ancor meno di persone competenti». Solo che non tutti hanno una vocazione pedagogica e non tutti sono disposti come il Pd a farsi tirare per la giacchetta dai grillini, a loro volta strattonati dal network Travaglio-Davigo, sulla strada giustizialista. Renzi sicuramente no: per convinzione e per convenienza politica il leader Iv ha scelto un'altra strada. Se imboccasse quella che piace ai grillini sarebbe finito. La partita che si sta giocando nel governo è tutta qui. Una partita a scacchi in cui tutti tentano di dare il matto al Re avversario, stando, però, attenti a non assumersi la responsabilità di far saltare la scacchiera: Conte-Zingaretti-Franceschini cercano di stringere il leader di Italia viva alla Camera, imponendogli la fiducia sull'intesa sulla prescrizione, ponendolo di fronte al bivio di aprire la crisi con il rischio di precipitare verso le urne o di abbozzare; Renzi, come arma di dissuasione, è pronto a sfiduciare Bonafede al Senato, lasciando agli altri la responsabilità di aprire la crisi. Tant'è che Franceschini, capita la tattica, ieri ha gia detto che «la sfiducia ad un ministro e la sfiducia all'intero governo». Con queste premesse la tempistica della partita, se non si arriverà ad un'intesa complessiva, rischia di allungarsi alle prossime settimane, ai prossimi mesi fino alle elezioni regionali: la tempistica che Renzi predilige. «In fondo racconta il grillino Primo De Nicola lui stesso me lo aveva spiegato ad agosto: Renzi vuole far durare questa legislatura fino all'elezione del capo dello Stato, ma non vuole arrivarci con questo governo. Anche se spara su Bonafede, il suo vero obiettivo è Conte».

Magari sarà anche vero, come è vero, però, che la strategia di Zingaretti è più attenta alle pretese grilline, come potenziali alleati organici del domani, che non ad assecondare le proposte renziane. Anzi, la battaglia sulla prescrizione dimostra che Renzi è considerato un avversario da normalizzare.

«La polemica del Pd verso di noi è stata talmente grossolana, così muro contro muro, confida il leader di Iv - da farmi venire il sospetto che a Zingaretti sia tornata la voglia di urne. È una riflessione che dovrebbero fare pure i grillini».

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