Per anni è stato considerato uno degli antivirus più completi e sicuri. Così il software Kaspersky si è insinuato in gran parte dei sistemi informatici di tutto il mondo, dai portatili nelle camerette degli adolescenti a quello dei grandi manager, dal vecchio pc nel laboratorio delle scuole al calcolatore che governa le infrastrutture del Paese. Basti pensare che si parla di quasi 2.300 enti pubblici soltanto in Italia. Palazzo Chigi e ministeri chiave compresi. E questo nonostante da anni sul fondatore il russo Evgenij Kasperskij, appunto si levino ombre per i presunti legami con il Kgb e con il suo successore (l'Fsb). Al punto che da tempo diversi Stati, anche in Europa, hanno bandito il software dai computer governativi.
Soltanto la guerra in Ucraina è riuscita a cambiare le carte in tavola, almeno in Italia. Così il 28 febbraio l'allarme è arrivato in Parlamento con un'interrogazione. E un paio di settimane dopo è stato il sottosegretario con delega alla sicurezza Franco Gabrielli, in un'intervista al Corriere della sera, ad accendere i riflettori sull'antivirus russo e su una guerra «invisibile che potrebbe abbattersi sui sistemi informatici che regolano la nostra vita quotidiana». «Kaspersky è una società internazionale privata e non ha legami con nessun governo o agenzia governativa», assicurano dall'azienda.
Timori infondati, quindi? Non proprio. I rischi sono diversi con un programma a cui per definizione viene permesso di «controllare» appieno i sistemi informatici: se è difficile che possa permettere l'accesso diretto a intelligence o malintenzionati, non è remoto il pericolo che possa «non ostacolare» un eventuale cyber attacco.
Se, secondo l'Agenzia per la cyber sicurezza nazionale, al momento non ci sono evidenze oggettive «dell'abbassamento della qualità dei prodotti e dei servizi tecnologici forniti», la crisi in Ucraina deve far crescere l'allerta e imporre un cambio di strategia su «antivirus, antimalware, web application firewall, posta elettronica, servizi cloud e servizi di sicurezza gestiti prodotti da società russe» e di cui Kaspersky è appunto soltanto il rappresentante più noto.
Così, mentre in Italia si alza la guardia, c'è chi in Europa già consiglia di sostituirlo «con prodotti alternativi». Lo ha detto in Germania il Bsi, l'Ente federale per la sicurezza informatica, secondo cui «le minacce lanciate contro Ue, Nato e Germania nell'attuale conflitto armato sono associate ad un rischio considerevole di successo di un attacco informatico».
Una situazione che forse si poteva evitare se è vero come ha detto il presidente del Copasir in audizione al Senato che i servizi da tempo avevano provato a lanciare l'allarme.
«Non vi è stata sufficiente attenzione, nemmeno quanto notavamo che la Russia è lo Stato più attrezzato nella guerra cibernetica - ha detto Adolfo Urso -. In queste ore il governo, anche su nostra sollecitazione, prenderà altre necessarie misure, di cui siamo stati correttamente informati».
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